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Estratto
“I’Italia – scrive Gian Paolo Calchi Novati – ha partecipato, come le altre potenze europee, alle esplorazioni e quindi alla penetrazione commerciale, economica e politica in Africa. Il colonialismo italiano è venuto in ritardo e ha avuto uno sviluppo minore … L’Italia non aveva nemmeno capitali in sovrappiù da esportare e i flussi economici con le sue colonie, potenziali o reali che fossero, furono sempre scarsi. Ne risulta un colonialismo immaturo, per imitazione delle altre potenze più che per ragioni proprie”.
Fra gli autorevoli scritti precursori di questa analisi moderna, annoveriamo il “trattato popolare” di Vladimir Ilic Lenin del 1916 che colloca l’Italia fra le potenze trascurabili “colonialmente”.
Pur immaturo, pur trascurabile, pur trattato soltanto dagli “specialisti” della cultura, il colonialismo italiano è fenomeno storico rilevato e approfondito nei suoi molteplici aspetti.
Noi rivisiteremo il fenomeno coloniale italiano mettendo a fuoco i rapporti intercorsi tra i suoi artefici e la donna africana, adoperando un punto di vista essenzialmente storico ed occupandoci esclusivamente di quella parte dell’Africa Orientale che fu poi definita italiana.
Il colonialismo italiano in Africa nasce proprio nell’area di nostro interesse e ha, alle origini, quali principali protagonisti, uomini di Chiesa, anche se non sempre, come esporremo, in veste di operatori religiosi.
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