Edito da Sensibili alle Foglie, Roma, 1997, 185 p.
L’esperienza del dolore e della violenza legale che lo produce sono indicibili: per questo, dice l’autore, è solo l’approccio morale che consente di capire, a chi non ha mai vissuto l’esperienzadel carcere, l’evoluzione del sistema penale, la sua crisi, la possibilità e la necessità di farne a meno. Vincenzo Guagliardo a partire dal grande libro della sua esperienza di reclusione, che dura da venti anni, accompagna il lettore, con un linguaggio dolce, accessibile, non «braminico», nel cuore del dibattito sul diritto penale, nella sua storia e genealogia, fino al suo collasso, alla sua implosione di senso, indicata nella sua moderna forma premiale.
E’ su quest’ultima metamorfosi che l’autore affonda la sua critica abolizionista e fonda la sua pratica non violenta d’obiezione di coscienza alla legge Gozzini, pratica condivisa da sua moglie Nadia Ponti e da un’altra coppia di sposi, Giulio Cacciotti e Rosaria Biondi, anch’essi condannati all’ergastolo e rinchiusi nel carcere di Opera.
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