L’insegnante Salvatore Bosco in questa sua originale monografia, incentrata sulla scottante ed attuale problematica della « pena di morte » affronta questa inquietante questione sviluppando magistralmente nella prospettiva storica l’aspetto etico, morale e filosofico, nonché giuridico del tema.
E’, questo, un argomento che crea il lievito, il casus di un vasto, appassionante dibattito che trova assertori accaniti e decisi oppositori che ritengono la pena capitale un anacronistico, violento delitto di stato. La relazione dell’autore in parola, svolta e sviluppata con un linguaggio semplice, chiaro ed equilibrato, che nel suo iter non manca di interessanti e originali considerazioni giuridiche, fa un’ampia ed accattivante disamina della condizione dell’uomo primordiale dell’età tribale, della civiltà della pietra fino ad arrivare all’uomo moderno dell’era atomica.
In breve, l’autore fa rivivere l’odissea umana attraverso le epoche e i tempi. L’uomo antico in totale assenza di un completo documentato codice di leggi, di comportamenti, ed in mancanza di una sapienza giuridica, risolveva con estrema violenza, i torti subiti, secondo il vecchio dispositivo del taglione: « occhio per occhio, dente per dente ». In un siffatto precario stato di cose e di circostanze, la pena di morte, che la parte offesa infliggeva ai danni di autori di delitti, rientrava per la carenza di norme, come sopra espresso, nella normalità di comportamento.
Oggi, alla luce di un profondo, diffuso progresso sociale e giuridico, uno stato moderno che punisce un colpevole con la sedia elettrica, il capestro, la ghigliottina e la camera a gas, si mette alla pari dell’assassino.
Recentemente abbiamo assistito, con profondo disappunto, a due esecuzioni capitali eseguite negli Stati Uniti, esecuzioni che nel loro crudo e triste avverarsi e divenire, hanno suscitato un grande movimento di opinioni, a livello mondiale, sullo scottante problema.
Non pretendo, in questo breve giudizio, esaminare compiutamente il tema qui trattato, però sono certo che quest’ultimo rappresenterà indubbiamente un significativo momento di riflessione e di interessante esame morale e sociale a quanti, spero numerosi, avranno l’opportunità di leggere, approfondire e meditare su questo importante dilemma: « pena di morte sì, pena di morte no ».
1988, pag. 24
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