Edito da La Fiaccola, Ragusa, 2009, 248 p.
Questo libro di filosofia politica sul cinema fatto da un poeta dell’anarchia, Jean Vigo, suggerisce la disobbedienza, la rivolta, la sovversione non sospetta di ogni forma di autorità. Si richiama alle virtù nobili, ai desideri e alle passioni degli eresiarchi di ogni tempo e si fa carico di tutti i rovesciamenti di prospettiva dell’ordine esistente. Poiché tutto ciò che non è detto in modo lascivo e pedante, cattedratico o mercantilizio non si addice a gente che cammina sempre strisciando, a questi e per questi io non parlo affatto: non vi è niente di più facile che criticare e rimproverare, e molti pensano di emergere, o più semplicemente di esistere, utilizzando il nome di altri in malo modo. In ogni caso che mi lascino in pace o magari che mi attacchino con vivacità e franchezza, non riceveranno certamente da me nessuna risposta o un franco riconoscimento del loro giudizio severo e della loro arroganza. Per l’amore, come per la libertà, non ci sono catene.
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