Marzo 2020, 24 p.
Introduzione
Signal è un servizio di messaggistica criptata che esiste in diverse forme da circa 10 anni. Da allora, ho visto il software ampiamente adottato dalle reti anarchiche in Canada e negli Stati Uniti. Sempre di più, nel bene e nel male, le nostre conversazioni interpersonali e di gruppo si sono spostate sulla piattaforma Signal, al punto che è diventato il modo dominante in cui gli anarchici comunicano tra loro in questo continente, con pochissimo dibattito pubblico sulle implicazioni.
Signal è solo un’applicazione per smartphone. Il vero cambiamento di paradigma che sta avvenendo è quello di una vita sempre più mediata dagli schermi degli smartphone e dai social media. Ci sono voluti solo pochi anni perché gli smartphone diventassero obbligatori per chiunque volesse avere amici o avesse bisogno di un lavoro, al di fuori di pochi soldi sporadici. Fino a poco tempo fa, la sottocultura anarchica era una di quelle sacche, dove ci si poteva rifiutare di usare uno smartphone ed esistere ancora socialmente. Ora sono meno sicuro, e questo è fottutamente deprimente. Quindi insisterò ostinatamente in tutto questo testo che non c’è sostituto alle relazioni faccia a faccia nel mondo reale, con tutta la ricchezza e la complessità del linguaggio del corpo, delle emozioni e del contesto fisico, e che continuano ad essere il modo più sicuro per avere una conversazione privata. Quindi, per favore, lasciamo i nostri telefoni a casa, incontriamoci in una strada o in un bosco, cospiriamo insieme, facciamo un po’ di musica, costruiamo qualcosa, rompiamo qualcosa e nutriamoci della convivenza offline. Penso che questo sia molto più importante che usare correttamente Signal.
L’idea di questa zine è nata circa un anno fa, quando andavo atrovare degli amici in un’altra città e scherzavo su come le conversazioni di Signal riportate si trasformano in un disastro. Gli schemi sono stati immediatamente riconosciuti, e ho cominciato a capire che questa conversazione stava accadendo in molti posti. Quando ho iniziato a chiedere in giro, tutti avevano lamentele e opinioni, ma erano emerse pochissime pratiche condivise. Così mi è venuta in mente una lista di domande e le ho fatte circolare. Sono rimasto piacevolmente sorpreso di ricevere più di una dozzina di risposte dettagliate, che unite a diverse conversazioni informali, costituiscono la maggior parte di questo testo. Non sono un esperto – non ho studiato crittografia e non so codificare. Sono un anarchico con un interesse per la sicurezza olistica e un rapporto scettico con la tecnologia. Il mio obiettivo con questo contributo è riflettere su come Signal sia diventato così centrale per la comunicazione anarchica nel nostro contesto, valutare le implicazioni sia per la nostra sicurezza collettiva che per l’organizzazione sociale, e avanzare alcune proposte preliminari per lo sviluppo di pratiche condivise.
Nota dell’Archivio
-Come riportato nell’opuscolo, “La versione originale, in Inglese, è stata pubblicata a Maggio 2019.”