La parola francese “Maquis” significa “macchia” e si riferisce, storicamente parlando, alla resistenza contro l’invasore o contro un regime autoritario (in riferimento ai casi della Francia del regime di Pétain e della Spagna falangista di Franco). La scelta di questa parola deriva da una forma di resistenza contro la visione del guadagno economico e contro la visione della proprietà che oggi giorno permea il mondo delle pubblicazioni cartacee.
Quando parliamo di guadagno economico, intendiamo l’ottenimento di un utile attraverso una differenza tra costi e vendite. Se nella grande editoria (come Mondadori, Feltrinelli, Einaudi e Bompiani per esempio) il guadagno economico è fondamentale come fine ultimo per mantenere il tenore di vita alto della dirigenza -oltre ad allargare e monopolizzare il mercato e sostenere i costi sostenuti e futuri (finanziare altri progetti, pubblicità e personale) -, nell’editoria anarchica e/o libertaria il guadagno economico è molto più risibile a causa di:
a) un mercato molto più ristretto e destinato, nella maggior parte dei casi, ai/alle compagn*;
b) i costi di produzione di giornali, libri, opuscoli e pamphlet, dovuti sia ai prezzi fatti dalle tipografie che al numero di copie;
c) la pubblicità ristretta all’area anarchica e/o libertaria.
Oltre al fattore della risibilità, il guadagno economico ottenuto servirà per finanziare futuri progetti, per ripianare i debiti contratti con i costi di produzione e per finanziare progetti di solidarietà e casse di mutuo soccorso anti-repressive.
Alla luce di tutto questo, a noi interessa il discorso della gratuità applicato sul mezzo “internet” in quanto è un modo per donare e condividere con gli/le altr* del materiale in maniera totalmente disinteressata e priva di un guadagno o utile economico e, allo stesso tempo, permettere di propagandare il pensiero anarchico e/o libertario dal “mondo virtuale” al “mondo reale.”
La distribuzione gratuita di materiale digitalizzato si scontra col discorso della proprietà del materiale digitalizzato – ovvero un uso esclusivista ed elitista, impedendo ad altr* di poterne usufruire. In quanto anarchic* e ideatori e ideatrici di questo progetto, rifiutiamo e ci opponiamo fermamente al concetto della proprietà -che impedisce agli individui di poter leggere e creare uno spirito critico- e al discorso di “firme” digitali o, peggio di peggio, di protezioni al materiale digitalizzato.
La divulgazione di libri è di fatto un atto rivoluzionario e porta a una maggiore consapevolezza, coscienza critica.
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