Rensi Emilia, “L’azzardo della riflessione”

Edito da La Fiaccola, Ragusa, 1976, 271 p.

L’onestà nella vita non ha davvero fortuna. Lo si constata ogni giorno: ma è un assurdo meravi­gliarsene, giacché sul piano della quotidiana realtà, in un ambiente sociale come il nostro, l’onestà equivale ad in­ capacità, a disadattamento. Nel mondo della natura l’animale che « onestamen­te » non volesse dar la caccia alla preda, che si domandas­se se ha о no il diritto di occupare quella tana, о di impa­dronirsi di quel cibo, che esitasse a devastare i prodotti dei campi lavorati dagli uomini… potrebbe forse soprav­vivere? Immaginiamo un mondo di fiere che esitano ad assalire la preda, di cavallette e di lumache rispettose del­ le fatiche umane, di topi riguardosi della proprietà altrui, e chiediamoci quale sarebbe la sorte di queste povere be­ stie che avessero voluto scardinare i principi sui quali si fonda la vita. Ma non diversamente accade nell’attuale comunità umana: gli onesti, in ultima analisi, sono dei rivoluzio­nari che vorrebbero abbattere il fondamento di inte­resse, di sopraffazione, di astuzia, di avidità sui quali si basa la compagine sociale in cui viviamo. E quindi so­ no destinati ad essere travolti, perché, non illudiamoci, le leggi del mondo umano sono leggi immorali come quel­ le della vita. Finché la vita sociale è quella che è, l’onestà sarà sem­pre un atto di ribellione, un « paradosso » che si paga ca­ro : e avrà sempre come risultato delle vittime.

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