Edito da Mondadori, Milano, 2006, 224 p.
Nel 1976 l’Italia fu teatro di uno dei maggiori disastri ambientali della sua storia: da un reattore della fabbrica Icmesa si sprigionò una nube di diossina, un veleno che, per quanto se ne sapeva allora, avrebbe potuto generare effetti catastrofici, non solo distruggendo vite umane ma rendendo di fatto inabitabile il territorio su cui si era depositata. A trent’anni dall’incidente, uno studio che finalmente mette a fuoco i risvolti sociali e politici legati al danno biologico ed ecologico, non limitandosi a insistere sulle vittime della diossina e sul loro inquietante statuto di “osservati speciali” da parte della scienza, ma ricostruendo gli eventi secondo una chiave interpretativa di ampio respiro.