Edito da Eleuthera, Milano, 2009, 135 p.
Due crolli segnano i limiti immaginari dell’autunno postmoderno. Nel luglio 1972 il complesso residenziale “corbusiano” di Pruitt-Igoe, costruito a Saint-Louis dall’architetto Minoru Yamasaki, viene fatto saltare in aria su richiesta dei suoi abitanti. A quasi trent’anni di distanza è un altro crollo, quello delle Twin Towers l’11 settembre 2001, a rappresentare un nuovo momento di rottura storica. Caso, fatalità, o segno preciso dei tempi, l’architetto delle Twin Towers è di nuovo Yamasaki. Questo “viaggio al termine della città” è un’indagine sulla crisi della metropoli e sull’immaginario di un’epoca che, nelle trasformazioni delle sue città, legge il proprio inesorabile declino. È infatti nella dialettica tra la descrizione di una distopia catastrofica in atto, compiuta da filosofi e urbanisti, ma anche da romanzieri e cineasti, e la volontà degli artisti di trovare un malinconico rifugio in eterotopie urbane che sembra essere fatalmente racchiuso il destino del mondo contemporaneo.