Frazzi Luca, “Punk Italiano”

Edito da Edizioni Apache, Pavia

Volume 1: Febbraio 2003, 77 p.
Volume 2: Luglio 2003, 77 p.

Quarta di copertina del Volume 1
Rete Due, prima serata. Scorrono le immagini di un servizio da Londra. La trasmissione è l’oltraggiosa Odeon (sottotitolo: Tutto quanto fa spettacolo), la prima ad aver mostrato seni nudi ai teleutenti del servizio pubblico fresco di riforma. La telecamera si muove tra i locali della capitale alla ricerca della sensazione del momento. La nuova si chiama “PUNK” ma, come dice il cronista, non avrà vita lunga: troppo spinta, troppo volgare…
In questa guida ci occupiamo dei pionieri, di tutti coloro che tra il ’77 e l’82 si sono sentiti punk nell’Italia violenta, fragile e confusa di quegli anni. A modo loro, magari un po’ superficialmente, bucandosi la guancia con uno spillone o imbrattando una cabina telefonica. Perchè anche questa è storia.

Quarta di copertina del Volume 2
La fantasia spiazzante del primo punk, la sua voglia di stupire, nel bene e nel male, la sua inclassificabilità lasciano il posto a quella che negli anni si rivelerà come un’autentica strategia di guerra. L’hardcore italiano è contro. Contro il sistema, prima di tutto, ma anche contro il passato. Per qualcuno l’hardcore è come la lotta armata: una scelta senza ritorno. Ovunque, nelle grandi città come nelle piccole realtà di provincia, i giovani adepti si radunano in gruppi che fanno riferimento ad una strada, un parco, un negozio di dischi, un locale, i più fortunati ad un centro sociale, e cominciano a tessere la trama di una storia che, tra alti e bassi, si è protratta sino ai giorni nostri…
I ragazzi che sposano la sua causa sono tanti. Appassionati, decisi, convinti di non dover scendere a compromessi. Un po’ naif ma inconfutabilmente veri. Ossessionati dall’incubo nucleare, dalle ingiustizie sociali, dai disastri ambientali, dall’imperialismo militarista. E pronti a combattere con i mulini a vento, che in quel momento erano i politici, gli amministratori, i rampanti che governavano l’industria e la comunicazione. Tutti, nessuno escluso. Come? Con occupazioni, slogan incendiari, concerti che finivano in mezze rivolte. Ed il sistema si adoperava nel suo sport preferito: sgomberava, reprimeva, schiacciava…
Gli anni che vanno dall’81/’82 all’87/’88 sono, a tutti gli effetti, quelli che contano nella storia del nostro hardcore, più duro, furioso, veloce e caotico di ogni altro. È in quegli anni che si scrive il romanzo del “Virus”, del “Victor Charlie”, di decine di altri centri sociali occupati sparsi per la penisola e che, per la prima volta, esportivamo un “prodotto antagonista”. Sono gli anni dell’hardcore italiano per come esso è ricordato e per tanti versi venerato all’estero…

Link Download

Questa voce è stata pubblicata in Libri e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.