L’Internazionale. Ebdomadario di critica anarchista. A Michele Bakounine

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Durata: 1 Luglio 1912
Luogo: Vittoria (Ragusa)
Periodicità: Numero Unico
Pagine: 8

Note dell’Archivio
– Giornale fotografato
– In Gurrieri Pippo, “Giorgio Nabita, sarto. Socialismo, anarchismo e antifascismo a Vittoria. 1889-1938”, viene riportata la seguente su questo numero unico: “Frattanto il 1° luglio, Nabita e Nicosia danno alle stampe un altro numero unico, stampato presso la tipografia Destefano, recante il titolo A Michele Bakounine-, la testata è sormontata dalla scritta «Leggete e diffondete L’Internazionale – ebdoma­dario di critica anarchista», e con sotto la data «1876 – 1° lu­glio 1912», il 46° anniversario della scomparsa dell’anarchico russo. Questi gli articoli del giornale: La vita, il pensiero e l’opera di Filippo Turati quando ancora non era deputato (senza firma); Bakounine e Marx, attraverso la rivoluzione (F.N.); L’Internaziona­le e gli intrighi della consorteria marxista (Luigi Galleani); I denigratori (Ursus), C. Cafiero e M. Bakounine (J. Guillaume); Le Jene (Balilla); La nostra patria (Michele Bakounine); Ai signori dominatori di Nabita, ottavo articolo che chiude la pubblicazio­ne; Francesco Nicosia firma in vario modo la maggior parte de­ gli articoli, mentre nel suo unico pezzo il sarto, dopo una lunga premessa sullo sfruttamento umano e i derelitti sociali, scritto in stile Zola, passa ad analizzare la realtà soffermandosi sui mas­sacri dello zar, su Ferrer, sulle condanne in Francia, sull’arresto della Rygier, sullo sciopero nell’Isola d’Elba, attaccando «la ca­naglia riformista», i Ferri, i Bissolati, i Turati. «In tutti i con­traddittori fra Socialisti ed Anarchici – scrive – «si è dimostrato che la quistione sociale non difetta per causa di cattivi ammini­stratori politici ma esclusivamente per ragione di dominio che crea i suoi carnefici, i suoi leader»-, poi, dopo un escursus su Giordano Bruno premonitore, su Colombo e Galilei, riprende: «Signori del dominio, fucilate, impiccate, torturate, condannate, stuprate, uccidete, fateci morire di fame e di freddo. Non vi la­mentate però se in un prossimo domani raccoglierete i frutti di ciò che voi stessi avete seminato»-, per concludere: «Salve o precurso­ri del pensiero che la causa della umana redenzione avete difeso in mezzo al supplizio, alla forca e ai tormenti. Salve a voi che con il proprio sangue avete innaffiato l’Albero della Libertà per il ge­ nere umano schiacciato sotto il peso enorme della prepotenza!».” (pagg. 135-6)

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