Edito da Zero in Condotta, Milano, 2010, 294 p.
Non sarebbe pensabile ripercorrere la storia del movimento anarchico di lingua italiana nella prima metà del Novecento senza ripercorrere al tempo stesso la storia di “Umanità Nova”. Difatti il quotidiano “Umanità Nova” è stato lo strumento di comunicazione e di coordinamento più importante: per le sue vicissitudini, per la sua rilevanza militante, per la sua capacità di affrontare lucidamente e puntualmente i fatti. Tutte le energie messe in campo per la sua nascita riflettono la capacità organizzativa e la tensione rivoluzionaria degli anarchici italiani in una delle fasi più difficili, ma anche più aperte alle spinte trasformatrici, vissute dal nostro paese. È significativo che proprio in tale momento gli anarchici avvertano la necessità di dotarsi di un organo di stampa all’altezza della situazione, riallacciandosi in questo alla consolidata tradizione dell’anarchismo, che nelle pagine dei giornali ha soprattutto espresso la propria progettualità. Indubbiamente la loro parola risuona anche nelle piazze, nei comizi e nei luoghi di lavoro, nelle camere del lavoro e nelle università popolari, ma, come emerge dagli scritti pubblicati in questo volume, è soprattutto nelle pagine di “Umanità Nova” che sono riposte le maggiori attese, a fronte delle pressanti richieste provenienti da una società in pieno fermento rivoluzionario.
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