Edito da: Archivio Storico Messinese Luogo di pubblicazione: Messina Anno: 1954, a. LIV, III Serie, Vol. V Pagine: 42 File: PDF Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi: //// Nota dell’Archivio – Testo fotografato
Edito da: La neurosis o las barricadas editorial Luogo di pubblicazione: Madrid Anno: 2016, Seconda edizione Pagine: 234 File: PDF Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi: In questo lavoro vengono esaminati i punti che il movimento anarchico ha sempre considerato più rilevanti nell’analisi del sistema educativo come istituzione fondamentale nelle società attuali:
La vecchia tesi dei movimenti sociali secondo cui una maggiore istruzione aumenterebbe le possibilità di cambiamento sociale si è rivelata errata. Il progresso della scolarizzazione obbligatoria e la sua estensione a fasce d’età sempre più ampie non ha prodotto un maggiore desiderio di liberazione. Spesso ha avuto l’effetto contrario: coloro che escono dalle scuole hanno fatto proprio il discorso del Potere e sono diventati ferrei difensori dello status quo.
Quale ruolo ha avuto la scuola stessa in questo processo? Riprendendo tutta una tradizione critica e partendo, in particolare, dalle idee anarchiche, questo libro mette in evidenza il ruolo di riproduzione del sistema che svolge la scuola ufficiale, diventata un ulteriore strumento di dominio. L’opera analizza gli aspetti espliciti della scuola come trasmettitrice della cultura e delle idee del capitalismo, dei contenuti che vengono insegnati in modo dichiarato o le relazioni tra la progettazione scolastica e la struttura gerarchica della democrazia. Ma soprattutto quegli aspetti che rimangono più o meno nascosti come l’influenza della metodologia o della visione antropologica del sistema educativo nella missione che meglio svolge: imparare a obbedire. Allo stesso tempo, gli autori offrono le chiavi di una visione libertaria dell’istruzione, mettendo in evidenza le caratteristiche generali delle ricche esperienze anarchiche in questo campo, ovvero nella ricerca di persone libere che contribuiscano a una società libera.
Edito da: Edizioni Anarchismo Luogo di pubblicazione: Trieste Anno: 2013, Terza edizione Pagine: 96 File: PDF Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi: La critica sviluppata in queste pagine, ormai vecchia di più di trent’anni, resta sempre valida. Non perché, come la verità, può essere detta una volta per tutte, che di verità non si trattava e non si tratta, ma perché l’arte di non guardare in faccia nessuno rimane tutt’ora la sola valida in questa materia. Quando si tratta di che fare della propria vita le chiacchiere devono tacere, e queste parole, che il provveduto lettore forse leggerà qui per la prima volta, visto che degli antichi lettori – tranne sparute eccezioni – sembrerebbe non essere rimasta traccia alcuna, sono tutt’altro che chiacchiere. Hanno ferito e continuano a ferire, specialmente colpiscono come non mai l’ottusità di quel fare che chiama a testimonianza di sé proprio se stesso. Atroce accorgimento se mai ce ne furono. Con buona salute. Trieste, 21 ottobre 2011 Alfredo M. Bonanno
Note dell’Archivio – Prima edizione: 1980 – Seconda edizione: 2001
Edito da: Edizioni Anarchismo Luogo di pubblicazione: Trieste Anno: 2013,Terza edizione Pagine: 144 File: PDF Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi: Che un’organizzazione armata rivoluzionaria sia strumento indispensabile della lotta contro l’oppressione è fuor di dubbio. Il problema si pone riguardo i limiti e le strutture che quest’organizzazione si deve dare nel proprio riconoscersi come mezzo e non come fine.
Per quanto possa sembrare strano è proprio qui il punto. L’esperienza di AR, di cui si discute a lungo in queste vecchie pagine, dimostra come un’organizzazione nata con intendimenti anarchici si sia, a poco a poco, involuta verso un’autoconsiderazione di se stessa come primo obiettivo da garantire e accrescere se non proprio da mantenere e salvaguardare a qualsiasi costo. Dalle azioni, provviste al loro interno di senso e contenuto rivoluzionari, ci si indirizza – come il lettore spassionato può constatare da solo – verso un rimuginare teorico che non può condurre se non a un cautelarsi nella propria giustificazione a esistere. Mai come oggi, mentre ci si avvia a una nuova stagione di lotte insurrezionali, questo problema, dell’organizzazione e del rischio di un autofagocitarsi senza ritegno, deve essere posto senza mezzi termini. La generalizzazione dello scontro non ammette livelli privilegiati ma non è nemmeno ciecamente consegnabile all’improvvisazione e al cieco spontaneismo. Guardatevi attorno. Dallo scontro quotidiano bisognerà passare, prima o poi – meglio prima che poi – a un progetto insurrezionale più dettagliato e coerente, in grado di coinvolgere e non soltanto di dimostrare quanto siamo determinati. Il nemico si sta preparando, e noi? Trieste, 19 ottobre 2011 Alfredo M. Bonanno
Note dell’Archivio – Prima edizione: 1980 – Seconda edizione: 2000
Edito da: A-Rivista Anarchica Luogo di pubblicazione: Milano Anno: Dicembre 2012 – Gennaio 2013 Pagine: 64 File: PDF Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi: […] Il romanés ha un’importanza fondamentale per ricostruire e comprendere la preistoria dei Rom e il loro itinerario dall’India all’Europa. Il russo Lev Tcherenkov chiama il romanés il filo di Arianna dei Rom perché è un segno lasciato nello spazio e nel tempo che mostra le tracce del loro cammino. Di più, il romanés è il gomitolo di Arianna, poiché ci permette di ricostruire l’essenza originaria della loro storia e cultura. Il romanés è la bibbia dei rom che come un libro scritto ci racconta le loro origini, le loro vicende, la loro organizzazione socio-economica, il loro credo religioso, la loro visione della vita. La lingua dei Rom parla, a patto però che si superi l’approccio tradizionale fondato sulla semplice analisi etimologico-comparativa (traendo facili conclusioni dalla presenza in sé sic et simpliciter di un termine indiano) e si sostituisca la visione indiano-centrica che ha caratterizzato finora la ziganologia (che fa “ruotare” i rom intorno all’India con continui improbabili paragoni con gli indiani) con la visione romano-centrica (mettendo al centro i Rom e facendo ruotare intorno a loro le analogie indiane, al pari di tutte le successive analogie sussidiarie e accidentali che sono venute dopo l’esodo in Medioriente e in Europa).[…]
Università degli studi Roma Tre, Dipartimento di Scienze della Formazione, 2017, 237 p.
Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi: La presente ricerca ha avuto come oggetto di indagine la rappresentazione del popolo rom nei mass media con un focus particolare sui telegiornali, ancora ritenuto principale mezzo di informazione. La prima fase dell’indagine è stata di studio e analisi dei principali riferimenti teorici, prima di tutto in ambito sociologico, sui concetti di “pregiudizio”, “stereotipo”, “paura dell’altro” analizzando, a seconda degli autori, la figura dello straniero, del deviante, dell’outsider. Avendo come oggetto di studio il popolo rom, si è cercato di descrivere in modo sintetico le sue origini, di ripercorrere alcuni momenti storici significativi, riportando la normativa di riferimento e i dati attuali sulla loro presenza e sulle condizioni di vita in Europa e in Italia. Avendo come oggetto d’indagine i mass media, sono state prese in esame alcune fra le principali teorie sul ruolo dei testi mediali e alcune fra le ricerche che hanno avuto come oggetto d’analisi l’immagine dell’altro, generalmente rappresentata dal migrante. Nella successiva fase di indagine, sono stati analizzati i contenuti e il linguaggio dell’informazione trasmessa dalle edizioni serali dei telegiornali di Rai1, Canale5, La7 e Sky per un periodo di sei mesi da Giugno a Novembre 2015. I dati sono stati raccolti in un Database personalmente elaborato, prendendo come modello la ricerca Gigantografie in nero realizzata da Marco Binotto, Marco Bruno e Valeria Lai nel 2012 sull’immigrazione. La ricerca si è posta alcuni obiettivi specifici. In primo luogo, si è tentato di verificare, attraverso l’analisi del contenuto dell’informazione giornalistica, la copertura informativa del tema oggetto di indagine e di individuare i principali ambiti in cui si affronta la “questione rom” nei servizi trasmessi. Si è cercato quindi di delineare le modalità di rappresentazione e il linguaggio utilizzato nelle notizie. È stato elaborato il Database costituito da schede di rilevazione in cui i testi mediali sono stati scomposti in unità di classificazione attraverso l’individuazione di categorie riferite ai contenuti e al linguaggio utilizzato nelle notizie. Una volta raccolti e analizzati i dati, si è tentato di confrontare il modo in cui i rom sono stati rappresentati nei media con i contenuti della deontologia giornalistica e con le linee guida per la realizzazione di un’informazione corretta e non discriminatoria. Se da una parte la ricerca ha tentato di mostrare, quindi, come i rom vengono presentati al pubblico dai media, d’altra parte ha inteso approfondire il tema oggetto d’indagine rilevando, attraverso le interviste qualitative, il punto di vista di alcune figure di riferimento, tra esperti, studiosi, membri e rappresentanti di associazioni e organizzazioni che conoscono e/o lavorano concretamente con le comunità rom. Con le interviste qualitative si è cercato di coinvolgere il più possibile i diversi attori interessati al tema oggetto della ricerca: Valerio Tursi, presidente di ARCI Solidarietà; Carlo Stasolla, fondatore e presidente dell’Associazione 21 Luglio; Paolo Ciani, responsabile dei servizi con i Rom e Sinti della Comunità di Sant’Egidio; Fulvia Motta, responsabile dei progetti per i rom e sinti della Caritas di Roma; Antonio Ardolino, esperto del mondo rom, fondatore e membro di diverse associazioni attive nel campo; Moni Ovadia, attore teatrale, drammaturgo, scrittore, compositore e cantante; Santino Spinelli, in arte Alexian, rom italiano, musicista, compositore, poeta, saggista, docente universitario; Alberto Baldazzi, giornalista e scrittore, direttore dell’Osservatorio Quotidiano dei TG. I contenuti delle interviste sono stati esaminati attraverso l’analisi tematica per poi accostare e comparare i principali in una sorta di “dialogo” tra i vari intervistati per ciascun argomento trattato. Alla luce di quanto emerso, si è tentato infine di formulare proposte per una rappresentazione più corretta dei rom, che vada oltre le post-verità divulgate dai mass media. Questi ultimi, troppo spesso, veicolando false notizie, contribuiscono al persistere di una percezione allarmistica della presenza dei rom in Italia e, di conseguenza, alla loro marginalizzazione. Una più corretta informazione, attenta a non scivolare in descrizioni stereotipate se non persino razzistiche, contribuirebbe a una maggiore integrazione dei rom nella società. Obiettivo che è necessario perseguire non soltanto per garantire ai rom il rispetto dei loro diritti, ma anche per rafforzare la coesione sociale in Italia.
Edito da: Edizioni Ca’ Foscari Luogo di pubblicazione: Venezia Anno: 2016 Pagine: 132 File: PDF Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi: Il volume mette in luce il sistema di disuguaglianze combinate che attanaglia i Rom in tutti gli ambiti della vita sociale, le sue radici storiche, il suo legame con la struttura delle disuguaglianze propria della società capitalistica. Il volume evidenzia e critica, inoltre, l’etnicizzazione della ‘questione Rom’, che se in passato si fondava sul determinismo genetico, si basa oggi sul determinismo culturale. Attraverso incessanti campagne istituzionali e mediatiche, la responsabilità del processo di marginalizzazione di cui i Rom sono rimasti vittime viene scaricata su di loro. E insieme con loro vengono criminalizzate sia le popolazioni dell’Europa dell’Est, sia la povertà che il neoliberismo e la crisi hanno accentuato anche in Europa.
Edito da: Sensibili alle foglie Luogo di pubblicazione: Roma Anno: 2010 Pagine: 104 File: PDF Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi: Cenerentole del 2000… sono le Chejà Celen, ragazze che accudiscono le baracche e i fratellini, chiedono l’elemosina, girano per “cassonetti”, che si trasformano da bambine in principesse di un popolo senza terra. Splendide ballerine acclamate dal pubblico, come Cenerentola perdono le scarpe durante le loro danze perché a loro piace ballare a piedi nudi quando si scaldano sul palco… Alla fine dello spettacolo, come nella favola, tornano nel loro campo “ognuna a rincorrere i suoi guai”, senza neanche la speranza di un principe nella vita che le vada a salvare… Questo libro racconta le loro storie, al ritmo delle canzoni di Vasco Rossi, e illustra, attraverso lo sguardo di Tano D’Amico, momenti delle loro esperienze. Con le parole dell’autrice: “Il mondo che vorrei è un mondo dove non esistono persone costrette a vivere in un campo Rom senza documenti e senza diritti. Vorrei un mondo dove non si possa solo perdere… e alla fine non si perde neanche più”.
Edito da: Dropout / Opera Nomadi Luogo di pubblicazione: Milano Anno: Pagine: /// File: ISO + PDF Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi: quale differenza c’è tra un gajè e un rom? la stessa che corre tra l’orologio e il tempo: il primo segna i secondi, i minuti, le ore: e tu già sai che dopo le sei verranno o le sette, poi le sette e mezza, e poi le otto…il secondo è il sole e la pioggia, il vento e la neve…e tu non sai mai quello che sarà.
Edito da: /// Luogo di pubblicazione: /// Anno: Probabilmente metà anni ’10 del Duemila Pagine: 44 File: PDF Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi:
Il 6 dicembre 2011 a Torino una sedicenne ha denunciato di essere stata stuprata da due “zingari”. Durante una manifestazione di solidarietà alla ragazza, una cinquantina di persone, bardate per non farsi riconoscere e armate di spranghe e bombe carta, si sono staccate dal corteo e hanno dato vita ad un inferno, bruciando e distruggendo un campo rom nei pressi della cascina Continassa. Alcune testimonianze riportano che il gruppo di aggressori abbia inoltre ostacolato l’intervento dei Vigili del Fuoco, al grido “lasciateli bruciare”. La ragazza, alla luce di quanto la sua dichiarazione avesse provocato, ha smentito la violenza subita, spiegando che la sua prima dichiarazione era stata inventata per nascondere ai genitori un rapporto avuto con il fidanzato. Tralasciando l’ingenuità della sedicenne, è allarmante vedere come il gruppo di violenti abbia attaccato il campo, bruciando la dignità delle persone che vi abitavano e mettendone la vita in pericolo, per criminalizzare un’intera comunità delle colpe, vere o false che fossero, di due singoli individui. Purtroppo gli “zingari” sono quotidianamente vittime di discriminazione, in primo luogo da parte di personaggi politici che spesso basano la propria propaganda elettorale sulla “piaga zingara” e in secondo dalle dicerie e il disgusto della gente. Etichettati come ladri, stupratori, sporchi e rapitori di bambini troppo spesso queste persone vengono additati dall’ignoranza comune come capro espiatorio dei mali della nostra società. Il presente scritto, lungi dal voler rappresentare ogni possibile situazione, ha l’obiettivo di mettere in evidenza alcune constatazioni, alcuni fenomeni, sistematicamente ignorati dal dibattito pubblico che, costantemente, tende a trasformare punti di problematicità profondi in luoghi comuni, lasciando che questi siano poi ripresi in chiave demagogica come “valvole di sfogo” adatte ad attivare una guerra tra poveri e una mera propaganda nazionalista.