Edito da Einaudi, Torino, 1971, 451 p.
Immagine opaca della società, luogo geometrico delle contraddizioni del «sistema», valvola di sfogo dell’aggressività individuale e collettiva, l’istituzione carceraria è l ’ingranaggio più oscuro dello Stato. Questa ricerca sociologica sulla violenza penale, la prima del genere in Italia, è il risultato di una «discesa» diretta in questo inferno. I meccanismi più segreti del sistema penitenziario vengono ampiamente svelati dalle testimonianze dei diretti interessati: detenuti, agenti di custodia, dirigenti, magistrati, funzionari del ministero di grazia e giustizia.
Attraverso lo studio analitico del recinto carcerario (struttura, personaggi, regole del gioco, modalità di funzionamento), il volume giunge ad illuminare drammaticamente l’assurda, violenta realtà carceraria; chiarisce gli effetti che questa dinamica istituzionale ha sui segregati e sui segreganti; formula una nuova ipotesi che suggerisce il ribaltamento del ruolo tradizionalmente ricoperto dal «deviante-delinquente» in quello di possibile, futuro protagonista della propria liberazione
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