Edito da Edizioni del CDA, Torino, 1977, 120 p.
Il 28-29 maggio si è tenuto a Torino un incontro-dibattito, organizzato dal Centro di Documentazione Anarchica, su una proposta di discussione che riguardava il movimento che si è sviluppato nei primi mesi di quest’anno e il rapporto tra questo e gli anarchici. Alla discussione erano stati invitati diversi compagni, tutti militanti in situazioni e città diverse, con un differente approccio analitico alla problematica e portatori quindi di esperienze, valutazioni e analisi maturate in condizioni spesso contrastanti. Insieme ai compagni di Torino, Milano, Bologna, Trieste, Catania, Forlì, l’invito era stato allargato a compagni di Roma, Palermo, Napoli, e ad un altro compagno di Milano; è un peccato che non siano intervenuti: la loro presenza avrebbe contribuito ad ampliare la discussione su tematiche largamente dibattute dai compagni. Il dibattito aveva come traccia (traccia che peraltro non era vincolante e a cui, secondo gli organizzatori, non si doveva fare uno strettissimo riferimento): crisi della militanza, nuove forme di intervento, ghettizzazione dei rivoluzionari, criminalizzazione delle lotte, gli anarchici e il nuovo movimento.
Durante la discussione questi punti sono stati tutti toccati anche se, proprio perchè i temi del dibattito sono stati costruiti dai partecipanti, si è preferito spesso approfondire un argomento più di un altro, o insistere su problematiche non previste. La discussione è risultata così viva, dinamica, e assolutamente non scontata. Questo può aver creato e può creare in chi legge, delle difficoltà nella identificazione immediata dei problemi, ma crediamo che questo non sia un difetto. Da questa discussione, se organizzata in un altro modo, da questo testo, se elaborato in maniera didascalica, esplicativa, poteva scaturirne non una proposta di discussione, di ulteriore e più generale approfondimento, di avvicinamento alla soluzione di alcuni problemi, ma la spiegazione di alcune problematiche, non la loro impostazione. Non ci interessava far conoscere cosa pensano singoli compagni, ci premeva che si discutesse e si proponessero spunti per un ulteriore dibattito. A nostro avviso la cosa è riuscita abbastanza, anche se, in alcuni punti, è emersa un po’ di professoralità e anche un po’ di demagogia. Tra il linguaggio scritto e quello parlato ci sono delle differenze, quasi sempre lo scrivere (specialmente di certe cose) è frutto di più stesure, correzioni, ripensamenti. La scelta di trascrivere pressoché integralmente tutto il dibattito nella forma e nel contenuto cosi come appaiono in questo testo, può forse renderne meno chiara la lettura, ma esprime la volontà di riprodurre più chiaramente il clima del dibattito e il modo di esprimersi dei compagni.
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