Edito da Savelli, Roma, 1975, 126 p.
“Il libro voluto da Aloja e fatto ritirare da Henke”. Così riporta l’etichetta messa nella copertina edita da Savelli. Ma chi è Aloja? Chi è Henke? E soprattutto cosa tratta questo libro?
Tutto parte da Eggardo “Edgardo” Beltrametti, un giornalista che collaborava per le testate di destra quali “Borghese” e “Il Tempo”. Intimo amico di Pino Rauti, Beltrametti partecipò anche al famoso “Convegno sulla guerra rivoluzionaria” del 1965, tenutosi all’Hotel Parco dei Principi di Roma. Un anno dopo, il 1966, scoppia una bagarre tra i capi di Stato maggiore dell’esercito e della difesa, Giovanni De Lorenzo e Giuseppe Aloja. Il conflitto tra i due sfocia in uno scoop giornalistico dove Aloja viene accusato di illeciti amministrativi. Beltrametti, da tempo collaboratore di Aloja, decide di coinvolgere Giannettini e Rauti nello scrivere un libro in cui chiariscono alcuni punti sugli illeciti amministrativi (legati agli acquisti di materiale bellico) di Aloja e denunciano le derive filo-comuniste di De Lorenzo. Rauti e Giannettini, usando lo pseudonimo di Flavio Messalla, pubblicano il libro “Le mani rosse sulle forze armate”, finanziato da Aloja stesso.
La pubblicazione, però, scompare dalla circolazione ben presto in quanto i due generali si riappacificano e, al tempo stesso, Aloja chiede all’ammiraglio Eugenio Henke, capo del SID, di far ritirare il libro dalla circolazione. La ripubblicazione di questo libro da parte di Savelli è da inserirsi nell’ottica contro-informativa portata avanti dai Proletari in Divisa (PID), dove venivano delineate le strette alleanze fra il mondo neofascista e quello militare (come riportato nel Saggio Introduttivo a cura della Commissione dei Proletari in Divisa, pagg. 7-49)
Nota dell’Archivio
-Come riportato dall’Editore, “Ai primi di Gennaio [probabilmente 1975], siamo venuti in possesso, in modo fortunoso, di una fotocopia dell’edizione originale delle Mani Rosse. L’esigenza politica di pubblicare il libro il più rapidamente possibile ci ha spinto a stamparlo fotografando direttamente le fotocopie, senza ricomporre il testo. A questo procedimento si deve l’imperfezione tecnica della riproduzione e della stampa. Ce ne scusiamo con i lettori.” (pag. 52)