Edito da I dischi del Sole, Modena, 1996
Non si riceve, non si comprende l’autenticità storica ed umana della protesta anarchica se non la si restituisce all’ambiente sociale di cui essa uscì: l’Italia regia e borghese che toccò il suo apogeo con il regno di Umberto I, finito col secolo, sotto i colpi di Gaetano Bresci (dopo, nel Novecento, imperialismo aiutando, altre tensioni, altre proteste). I processi contro i “malfattori”, il domicilio coatto, gli esigli che portano i nuovi fuoriusciti a battere le orme dei grandi proscritti del Risorgimento: ecco i temi ricorrenti di queste canzoni. Sono i movimenti della lunga “guerra senza frontiere” fra gli anarchici e lo Stato italiano (o lo Stato semplicemente) che ci accende con l’esempio della Comune e si conclude provvisoriamente a Monza. La ferocia o la fierezza – a seconda dei punti di vista – con cui quella lotta venne condotta spiegando anche l’enfasi del canto e la veemenza delle parole. Ma sotto le parole c’è qui, più che in altri canzonieri di polemica sociale, un contenuto politico-programmatico, ci stanno delle idee. Questione Sociale, Internazionale, Libero Pensiero, Libero Amore, Rivoluzione, Anarchia, tutte gridate con la maiuscola, come nei manifesti e sulle testate dei giornali. La poesia e la musica addolciscono talvolta la spavalderia delle sfide. Gli anarchici vivono anche in queste canzoni, drammaticamente e nobilmente, le loro contraddizioni: occhi sognanti barricate dietro le sbarre di una prigione, pessimismo della denuncia e ottimismo della profezia, rabbia e amore, violenza e solidarietà. Ma le contraddizioni sono confuse e superate in quella luce libertaria che illumina un mondo ancora cerchiato dal comando e dalla servitù. In questa luce gli anarchici restano nostri contemporanei. Intrattabili, inassimilabili, refrattari salvano con il loro “no, noi non ci siamo”, con la loro obiezione di coscienza puntata contro il Potere, l’ultima spiaggia: una spiaggia che, per via della consunzione di tanti miti, potrebbe anche venir buona un giorno. “Nostra patria è il mondo intero/nostra legge è la libertà/ed un pensiero/ribelle in cor ci sta.”
Pier Carlo Masini
Nota dell’Archivio
-Le tracce audio si trovano qui