Edito da StampaAlternativa, Roma, 1995, 107 p., Terza Edizione.
Anni ’60. Un fiume di pubblicazioni, articoli e libri, sommerge sotto una valanga di critiche l’istituto della famiglia. Sono lavori che nascono dalle prime analisi sul ruolo della famiglia nella storia e nella società capitalistica, partorite dai padri del marxismo (Marx, Engels), dall’antropologia ottocentesca e dalle prime opere della psicoanalisi. Con la crisi della famiglia tradizionale, ormai evidente a partire dal dopo- guerra, nei suoi aspetti “classici” (monogamia, fedeltà, totale subordinazione della donna, cinghia di trasmissione del potere economico), la sociologia d’avanguardia, la psicologia, la psicoanalisi sfornano ricerche e documenti sui “mali” della famiglia. Una enorme parte di questi studi ha una funzione precisa: favorire una soluzione dei problemi sociali una volta risolti dalla famiglia, attraverso nuove forme che salvino la società: l’integrazione, il consenso, l’organizzazione sociale, non devono risentire della crisi della famiglia: la scienza riformista si mobilita per trovare soluzioni. Al modello di famiglia chiusa “repressiva” si sostituisce un nuovo modello di famiglia “moderna”, elastica, con minori responsabilità sul piano economico- sociale; le socialdemocrazie meglio funzionanti esemplificano questa tendenza: massima libertà di costumi ai figli (chiavi di casa a 12 anni) e stato assistenziale per tutti i problemi (tipo assegno dello stato alle ragazze- madri). Al di là degli studi riformisti, esiste un vasto filone di lavori “radicali”, nati soprattutto dall’anti-psichiatria inglese nel ’67-68 (Ronald Laing, David Cooper, Morton Schatzman), che radicalizzano l’analisi sulla famiglia, dimostrando lucidamente come essa sia una delle più pericolose fabbriche di alienazione, e una delle cause prime della schizofrenia e delle psicosi; l’analisi è spinta a un punto in cui l’unica alternativa consiste nella distruzione della famiglia e nella costruzione di cultura e fatti sociali rivoluzionari: la “controcultura”, il contropotere, la controsocietà. In Italia, con 3-4 anni di ritardo, arrivano anche questi libri con le tesi più radicali: La morte della famiglia (David Cooper); La famiglia che uccide (Morton Schatzman); L’io diviso, La politica dell’esperienza, L’io e gli altri (Ronald Laing). Rispetto alla famiglia, sono libri che ricordano gli scritti sulla lotta di classe, sull’istigazione all’odio di classe; non ci sono mezzi termini. Contemporaneamente vengono pubblicati anche libri un po’ più 6annacquati o più specialistici (fra gli ultimi: La mamma cattiva, di Carloni e Nobili, Guaraldi editore). I libri dell’anti-famiglia radicale hanno senz’altro avuto una grossa influenza: però hanno funzionato in ambienti ristretti, già “in campana” sul problema; il linguaggio, il taglio, poteva essere compreso solo da chi è abituato già a una certa cultura. Anche se i contenuti erano indubbiamente corrosivi, non ci sono state reazioni: nessuna denuncia, né di opinione, né giudiziaria. Si è formata anzi una certa unanimità conformista sui “guai della famiglia”, sulla “famiglia in crisi”. Proposte pratiche o politiche, zero (a parte la pseudo-riforma democratica che se ne fotte dei problemi dei minorenni, vedi nella parte “Manuale di autodifesa legale”); fra tavole rotonde e dibattiti, i figli dovevano continuare a stare nella merda e ingurgitare la diossina-famiglia. Il solito pantano: eppure dal ’66 (primi capelloni, beat, ribelli), dal ’68, la rabbia di chi partecipa ai cambiamenti (o li vede) è sempre più antagonista al piccolo carcere mandamentale della famiglia.
E proprio lo scontro sordo di questi ultimi dieci anni nelle cucine, nei soggiorni e nelle camerette tra figli e genitori porta anche nuova storia e nuova verità, oltre le teorie già scritte nei libri migliori: se negli altri paesi il conformismo socialdemocratico ha astutamente cloroformizzato il conflitto padri-figli, qui in Italia esso resta invece una delle molle più micidiali per arrivare a una coscienza anti-capitalista radicale.
Nota dell’Archivio
-Prima edizione: 1975
-Seconda edizione: 1976
-Come riportato dagli autori, “la riproposta di Contro la famiglia nel formato millelire ci ha costretti a eliminare alcune parti del testo originale: in particolare, oltre al capitolo finale su anticoncezionali, parto e aborto, si è dovuto ridurre drasticamente il numero di “testimonianze” tratte dalle cronache dei quotidiani di allora. Le parti mancanti sono indicate nel testo come omissis, con tre punti fra parentesi quadre.”