Comitato Scientifico Popolare, “Seveso in lotta”

Settembre 1976, 16 p.
Aprile 1977, 4 p.
Maggio 1977, 8 p.
Luglio 1977, 8 p.

Estratto dell’Introduzione dell’Opuscolo del Settembre 1976
I gravi fatti dell’ICMESA dimostrano ancora una volta come la salute dei lavoratori e della popolazione e la salvaguardia dell’ambiente naturale siano completamente subordinate alla volontà di profitto dei grandi monopoli e delle industrie multinazionali. Questo non è che un esempio particolarmente clamoroso di quello che da sempre gli operai delle fabbriche subiscono a danno della propria salute. Ed è ormai chiaro che solo i lavoratori e la popolazione in prima persona possono difendersi: se si aspetta l’intervento delle istituzioni avverrà sempre quello che è successo al Vajont, nel Belice, in Friuli, ora a Seveso, e intanto nelle fabbriche si continuerà a morire o ad abortire. Nel caso della nube tossica di Seveso le istituzioni (Ministero della Sanità, Istituto Superiore della Sanità, Assessorato regionale alla Sanità, etc) sono intervenute in modo estremamente tardivo e insufficiente, ma soprattutto si sono rifiutate di coinvolgere la popolazione nella difesa della propria salute. Questo è ancora più grave, se si considera che per malattie dovute alle sostanze tossiche non esiste una cura adeguata e quindi è di fondamentale importanza la prevenzione. Per esempio rispetto ai danni che queste sostanze provocano sulla gravidanza è evidente l’importanza fondamentale di mettere a disposizione delle donne metodiche valide per impedire in modo assoluto il concepimento, di fornire una seria educazione sessuale e di predisporre strutture sanitarie e strumenti legislativi che mettano la donna in condizione di interrompere la gravidanza se lo ritiene opportuno. Inoltre le istituzioni hanno teso a coprire e soffocare ogni protesta, ogni tentativo di organizzazione degli abitanti della zona, che non hanno sufficienti informazioni su ogni aspetto della situazione (livello di contaminazione, risultati delle analisi etc), informazioni che sono invece indispensabili per esercitare un reale controllo democratico dal basso. Il Comitato Scientifico Popolare, che ha raccolto nei primissimi giorni numerose prove che dimostrano le responsabilità della multinazionale o delle autorità locali, operando sul principio della non delega, intende allargare il proprio intervento, coinvolgendo gli organismi di base della zona, organismi medici e socio sanitari.

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