da Studium Educationis. Vol. 1, n. 1, Febbraio 2008, 28 p.
Paulo Freire è un pedagogista che non ammette mezze misure: o lo si ama o lo si evita scrupolosamente. D’altronde la sua vita, la sua azione, la sua pedagogia non ammettono mezze misure: operano nette scelte di campo e spesso, di conseguenza, rotture. La sua attualità, a dieci anni dalla morte, è dovuta anche a questa chiarezza di opzioni, alla coerente determinazione etica, teorica ed esistenziale che impregna la sua azione e il suo pensiero. Naturalmente è impossibile raccontare-spiegare Freire in poche pagine. In questo contributo saranno evidenziati alcuni aspetti, che ritengo particolarmente importanti e attuali, della sua pedagogia: la sua visione antropologica e il contrasto con una realtà spesso ingiusta e opprimente; il suo orizzonte teleologico, con l’indicazione di finalità irrinunciabili nel percorso di umanizzazione che l’educazione è chiamata a promuovere; alcune modalità dell’educazione come «dialogo», con le implicazioni che ne derivano per gli insegnanti, per gli educatori in genere, per quanti possono essere attori di umanizzazione in ogni contesto e a ogni latitudine.