Edito da Grafiche Operai Albarelli, Verona, 1952, 23 p.
Una pagina di Storia: “contemporanea” per i miei ottantun anni; appena “moderna” per le attuali generazioni, non tanto pel lasso di tempo trascorso dagli avvenimenti in essa narrati, quanto per la distanza di clima politico e spirituale, in cui questi si produssero, dal clima politico e spirituale d’oggi. Una fucilazione? Sì, una fucilazione avvenuta non durante un cruento periodo di guerra, ma in concomitanza ad un grande sommovimento popolare! La fucilazione di uno, che il rinnovamento dei tempi aveva servito colla dedizione ad un’idea: quella della scuola laica. E l’Europa d’allora ne stupisce, ne innoridisce e ne è scossa dalla profondità delle più abbandonate plebi alle sommità dei più puri intelletti! Chi oggi può comprendere quell’orrore, quello sdegno, quella rivolta? Dopo che nel mondo, corso da guerre di rinnovato barbaro spirito imperiale, la soppressione di idealisti, assertori e difensori di una raggiunta civiltà morale e intellettuale, fu strage? E quello che fu nel 1909 spettacolo di difesa statale, inaudita parve e pare divenuto costume? Pure giova affissarsi per conforto allo spettacolo di un’umanità, che in tempi tanto recenti serbava vivi in sè i frutti migliori della sua faticosa storia ad indicare a dirigerne le migliori vie per l’avvenire. E non è indegno dedicare la rievocazione al nome di Francisco Ferrer, intorno al cui sacrificio quello spettacolo si offerse; al nome cioè di un altissimo martire dell’idea e della scuola laica sentita come strumento essenziale per camminare su tali alte vie. Non indegno e vorrei non inutile in un mondo, in cui quella idea pare andata smarrita, quando non sia decisamente contrastata.
Trento, 13 Ottobre 1952