Barret Rafael, “Cosa sono gli yerbales”

Edito da Il Libero Accordo, Torino, 1979, 49 p.

Ritorno alle origini
Non è certo un ritorno all’uomo della pietra, allo stato pri­mitivo in cui l’uomo racchiudeva in sé soltanto la necessità di sopravvivenza… come si vuole affermare attualmente col gravare su di esso il peso enorme della estinzione grazie alla chimica, all’atomo, allo stordimento provocato dalla falsa idea politica assurta a virtù essenziale, quando occorre riflessione e determi­natezza nello affrontare il concetto teologico del bene e del male che dà ali e spazio alle debolezze umane. Sotto questo aspetto ci accingiamo a rinverdire, a rileggere e « riesumare » — se così si può affermare un verità splendida come il sole — gli scritti di Rafael Barrett, il quale fu « silenzia­to » dai grandi movimenti cosiddetti della emancipazione del « proletariato » reietto e, sconosciuto soprattutto alla folla dei giovani che con tanta « rabbia » fà olocausto di se stessa in questi giorni di sopercheria alzata di testa della « autorità tute­lare » sia essa militare, poliziesca о semplicemente e tradizio­nalmente cattolica.
« … come sempre, la legge del mondo è la forza. Gli interessi uniscono, però, gli interessi passano e non resta che l’irriducibile ferocia della lotta per la vita. Infelice colui che si abbandona ai disgreganti sentimenti della fraternità! Conosco una fraternità indiscutibile, quella di Caino e Abele ». Sono parole che sembrano rimbalzare da un mondo all’altro delle tendenze odierne… non è forse il ricavato di una vendita all’asta dei sacerdoti di tutti i tempi? Il derivato di un’alchimia dogmatica e ipocrita che dà come risultato quella mentalità del PULCINELLA о di quel riso tropicale che maschera l’indigenza spirituale e… materiale; acuisce i sensi nell’animale uomo facen­dolo credente d’ogni specie di fatalismo che « rende » allegria e benessere a coloro, « falsi e imbonitori » amministratori della umana gente ammansita dalle briciole rimaste sotto il tavolo dei corpi « diplomatici » a salvaguardia dei loro esclusivi privilegi, per grazia di dio e degli uomini… che votano i loro boia: simboli di iniquità…
Gli « yerbales » sono il più crudo esempio di questi iniqui comportamenti dell’amato potere temporale, di cui oggi, proprio qui, in Italia, si protrae nella parola mielata e pregna di insidie per il mondo intero, del cattolicissimo polacco Wojtila, papa eletto nella cerchia di una « apertura » alle cose terrene… chimi­ca repellente. Non è tale, Dottò Catalano?
« Gli anarchici — scrisse Luigi Galleani — considerano le riforme per quel che sono in realtà: la zavorra onde la borghesia si alleggerisce per non portare a picco, nella tempesta rivoluziona­ ria, la barcaccia dei suoi privilegi… » che gli attuali « rappresentanti » del « proletariato » si preoccu­pano con tanta sagacia di condurre in porto, nell’Italia di santa romana chiesa. A questo tema abbiamo aggiunto due argomenti trattati in un preciso momento della storia dell’america latina, tratte da un altro libretto intitolato « Paginas Dispersas » e che il lettore troverà ubicate al termine di questo lavoro sotto la denominazione di « Psicologia di Classe » e di « Il terrorismo ». Inoltre, da una accurata ricerca di V. Munoz abbiamo potuto inserire una ulteriore pagina preziosa di Barret sull’argomento « La Chiesa e LO STATO » pubblicato il 4 dicembre 1908 sul giornale « El Liberal » in prima pagina. Considerazioni sulla traduzione. Abbiamo lasciate intatte nella loro originale terminologia guarani, gli stessi termini che Barrett, nei suoi scritti, rispettò integralmente. Alcune di queste parole vengono descritte a seguito delle stesse, altre, per la loro non facile traduzione diretta, le abbiamo descritte a parte dan­done il senso e la loro significazione, allo scopo di semplificarne la scorrevolezza alla lettura del testo che, il lettore intelligente saprà cogliere nel suo giusto carattere.
Mancuso Gaspare

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Nota dell’Archivio
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