Pelloutier Fernando, “Sindacalismo e Rivoluzione Sociale”

Edito da Serantoni Editore, Roma-Firenze, 1905, 16 p., Seconda Edizione

Prefazione
Mentre da un lato la ossessione parlamentare dissolve e scinde le file dei partiti socialisti democratici, e dall’altro lato i quaresimalisti della egoarchia pura si danno la mano dai due estremi opposti delle classi e dei partiti – un manipolo di arcieri operosi della emancipazione proletaria, senza perdere la visione della meta ideale, lanciarono da qualche anno attraverso le organizzazioni operaie Francesi il grido di raccolta intorno allo stendardo della lotta economica, sulla base dell’associazione di mestiere. Fecero, a differenza di quegli altri, poche parole – e quelle che fecero, furono schiette e buone – e molti fatti. Fatti, forse senza rimbombo di grida o di terrore – ma fatti poderosi, nel silenzio del paziente e pertinace lavoro, a sollevare la coscienza delle classi produttrici verso quel livello di dignità e di fierezza umana, senza il quale ogni scatto di rivolta individuale non è che una pugnalata in una notte buia, da cui non echeggiano che un urlo ed un angoscioso spavento in chi l’ode. Andare alacramente di gruppo in gruppo, da individuo a individuo, parlando la semplice ed eloquente verità economica, che tutti sentono, e da cui la iniquità delle condizioni fatte ai lavoratori scatta fulminea agli occhi come bagliore di folgore – stringere fraternamente le mani incallite, ancora inconscie della futura lor possanza sociale, e allacciarle fraternamente alle altre mani incallite, soffiare nell’anima operaia lo spirito nuovo di solidarietà, inculcare la necessità intuitiva di contrapporre alla lega dei privilegi l’alleanza dei diritti, all’associazione internazionale degli sfruttatori, oggi nella lotta, come, inevitabilmente domani nel trionfo; dimostrare che senza l’unione delle forze operaie, liberamente federate, non è concepibile la possibilità di cotesta vittoria, come senza un organismo di mutuo servigio e di cooperazione universale, certo libero da gerarchie e dominazioni, non sarà mai attuabile la vagheggiata armonia tra l’individuo e la società: insegnare infine che se il lavoratore isolato nulla può, e che tutti i lavoratori associati tutti possono – sembrerà forse fatica troppo oscura ai facitori di frasi terribili i quali vogliono ignorare che la rivoluzione sociale per essere emancipazione del lavoro e rivendicazione integrale d’ogni umano diritto, deve, mentre distruggere, riedificare, si manifesta invece ai sereni osservatori dei fenomeni sociali, come il più interessante ed efficace episodio della lotta contemporanea tra le classi dominate e le dominatrici. In Francia si deve appunto alla energia illuminata di Fernando Pelloutier e di altri vigorosi difensori del corporativismo libertario, se la imponente organizzazione operaia di quel paese ha decisamente abbandonato le pericolose illusioni di una politica parlamentare proletaria convergendo invece tutte le forze e tutte le attività nelle associazioni di arte e mestiere, nelle camere del lavoro, nei sindacati operai, preparando con esse i mezzi e le coscienze alle scaramucce ed alle battaglie, che saranno la guerra più vasta e più logica di tutto il billennio. È necessario romperla coi rigidismi frateschi i quali vogliono far credere essere libertà ed associazione due termini incompatibili – senza accorgersi, che così dicendo essi proclamano impossibile l’anarchia giacchè l’unità non può rinunciare a questo bisogno acquisito dall’associazione, che è ormai il veicolo necessario per ogni suo benessere ed ogni suo progresso. Ma quelli i quali pensano che nell’associazione, purchè libertaria, può vigoreggiare la libertà individuale, perchè per quella si aumentano materialmente e moralmente i vantaggi e le forze dell’associato, sanno anche che l’organizzazione (a dispetto del sacro terrore che ha della parola i devoti del sillabo individualista) non significa razionalmente che associazione omogenea.
E le associazioni di mestiere hanno senza dubbio una omogeneità imprescindibile di interessi, che le rende associazioni tipiche di lotta e di cooperazione a lotta compiuta. Leggano i predicatori dello spontaneismo universale il succoso studio del compagno Pelloutier e riconoscano che la miglior filosofia della rivoluzione è mobilizzare, come seppe far lui ed altri amici di Francia, quel formidabile esercito di liberazione che è la milizia del lavoro.
Pietro Gori
Gennaio 1900

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Note dell’Archivio
-Opuscolo fotografato
-Il testo originale è “L’organisation corporative et l’anarchisme. Plan de confé­rence”, edito da Bibliothèque de l’Art social, Editions de l ’Art social, 1896. Questo testo venne ritradotto da Enzo Sciacca e inserito nell’opera antologica “Pelloutier Fernand, “Lo sciopero generale e l’organizzazione del proletariato”“. In questa versione, Sciacca non menziona l’edizione curata da Serantoni, tanto meno la prefazione di Pietro Gori del Gennaio 1900

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