Topo Seveso. Produzioni di morte, nocività e difesa ipocrita della vita

Milano, 14 Aprile 2007, 24 p.

Il disastro dell’Icmesa del luglio 1976 diede vita a discussioni e battaglie sociali su armi chimiche, produzioni nocive e diritto d’aborto; e sin da allora le parole ‘nocivo’ e ‘vita’ divennero a loro volta armi da usare in modo strumentale per nascondere le responsabilità e i danni reali. Anche oggi residui tossici, armi chimiche, materiali altamente contaminanti e grandi opere dall’impatto ambientale devastante garantiscono la prosperità al mercato neoliberista e producono morte. E oggi come allora le istituzioni ignorano deliberatamente il rischio quotidiano per la salute della popolazione, e parlano di ‘difesa della vita’ solo quando si tratta di attaccare il diritto delle donne all’autodeterminazione. Quali sono stati gli esiti di quelle battaglie? Cosa è cambiato in trent’anni in materia di tutela e di consapevolezza dei rischi? Cosa significa oggi ‘nocività’, e che importanza assumono le lotte territoriali contro il Tav, gli inceneritori, le trivellazioni petrolifere, le basi militari?

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Nota dell’Archivio
-Come segnalatoci, il collettivo Maistat@zitt@ di Milano non esiste più.

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