La scuola moderna. Rivista quindicinale di cultura popolare

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Durata: 16-30 Novembre 1910 – Maggio-Giugno 1911
Luogo: Bologna
Periodicità: Quindicinale (Per gli ultimi numeri: varia).
Pagine: 16 pagine

Note dell’Archivio
-Manca il n. 10
-Nel Bollettino Archivio Giuseppe Pinelli, n. 7, Luglio 1996, Francesco Codello scrive il seguente articolo: “«La Scuola Moderna» rivista quindicinale di cultura popolare” che copio-incolliamo in modo integrale:
Tra il novembre del 1910 (16-30 nov., a.I n.1) e il maggio 1911 (a.I n.10) viene pubblicata a Bologna questa rivista che si inserisce a pieno titolo nel panorama politico e pedagogico italiano, concorrendo a caratterizzare in senso educazionista una parte del movimento anarchico italiano di questi primi anni del secolo. Tra i redattori figurano personalità di spicco come Pietro Gori, Luigi Fabbri e Domenico Zavattero, che insieme a Angelo Tonello e Adele Sartini costituiscono un gruppo redazionale di spiccate vocazioni educazioniste ma, al contempo, di accesa fede rivoluzionaria e libertaria. «La Scuola Moderna» vede la luce dopo l’esperienza della Escuela Moderna e la fucilazione di Ferrer e dopo l’iniziativa della rivista «La Scuola Laica» di Roma [vedi Bollettino n°6], in un periodo in cui forte è anche in Italia l’attenzione del movimento anarchico verso i temi dell’educazione e della scuola. Il che avviene grazie anche alla vivace iniziativa di Luigi Molinari, al complessivo movimento delle Università Popolari e all’esperienza dell’asilo razionalista di Clivio. La rivista assolve, nell’intento dei suoi redattori e nella sua strutturazione, al duplice compito di divulgare, da un lato, le teorie e le esperienze degli anarchici europei nell’ambito della pedagogia e, dall’altro, di dare attenzione ai problemi anche quotidiani del rapporto insegnanti/alunni e genitori/figli. Scorrendo le pagine della rivista si possono infatti trovare riprodotti scritti significativi e importanti di educatori anarchici come Paul Robin e libertari come Leone Tolstoj accanto a rubriche come La pagina delle mammine nella quale si forniscono consigli pratici di igiene e educazione alimentare, insieme ad interventi di carattere più psico-pedagogico. Non mancano articoli di critica politica alla scuola e di analisi pedagogica, così come si possono leggere brevi sunti di divulgazione scientifica. Una rivista insomma che si misura con la complessità delle problematiche che caratterizzano l’educazione nei vari aspetti teorici, storici, psicologici e politico-sociali. Nell’editoriale di presentazione l’impegno dei redattori è proprio quello di non farne una rivista astrusa e avulsa dalla realtà: «Non trascurerà, nel suo corso, la trattazione di questo o quel problema pedagogico, e sarà quindi anche una palestra per quegli educatori e maestri di scuola che vorranno dire le proprie idee; ma il suo compito principale è quello di diffondersi fuori dallo stretto ambito dei maestri e degli scolari. Noi siamo convinti che oramai tutti sono un po’ maestri e scolari nella vita; e che la scuola ai ragazzi si fa più fuori dell’edificio scolastico che dentro». Lo scopo è dunque quello di portare la discussione sull’educazione libertaria nell’ambito più ampio possibile e di dare voce a tutte quelle esperienze e quelle voci che anche all’interno della scuola e di altre istituzioni educative si muovono nel senso della libertà e dell’uguaglianza. Insomma un impianto decisamente moderno caratterizza questa pubblicazione che dimostra e testimonia come fosse vitale e diffusa la presenza delle idee anarchiche in Italia tanto da potersi permettere la pubblicazione di riviste tematiche come questa. Sull’ultimo numero uscito (maggio-giugno 1911), nell’articolo di apertura viene riassunta in modo chiaro ed esplicito la concezione educazionista che fa da sfondo a quest’esperienza bolognese e che ben coglie il problema essenziale di ogni trasformazione della società: «Nell’impazienza di raggiungere la fase risolutiva della questione sociale, gli elementi cosiddetti sovversivi hanno trascurato sempre un fattore importantissimo di trasformazione: la mentalità degli uomini».

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