Mele Annino, “Mai. L’ergastolo nella vita quotidiana”

Edito da Sensibili alle foglie, Dogliani (Cn), Ottobre 2005, 111 p.

“L’assenza di un fine pena certo può essere considerato il primo basi­ lare dispositivo su cui si fonda l’istituto dell’ergastolo, ed è questa durata infinita della pena che la rende specifica nella sua quotidiana esecuzione. Si potrebbe dire che se con la pena di morte lo Stato toglie la vita ad una persona, con l’ergastolo se la prende”.
Così Nicola Valentino introduce alla lettura di questo libro nel quale Annino Mele racconta l’esperienza quotidiana del carcere, vissuta da un uomo il cui fine pena è fissato al 99/99/9999. Mai. Una narra­ zione che svela senza reticenze il falso mito della funzione rieduca­trice del carcere e quello della presunta virtualità dell’ergastolo nel sistema penale e giudiziario attuale. Come se questa pena non fosse realmente scontata dagli ergastolani. Un libro che descrive i dispo­sitivi del carcere, le sue banali violenze quotidiane (che si possono tradurre in un dispetto о in un suicidio), i suoi misteri irrisolti (come l’epidemia di febbre Q nel carcere del Bassone e le voci che sotto a quelle fondamenta sia stata sepolta la diossina di Seveso). L’autore per questo racconto si rivolge ad una donna che non c’è più e anche questa sembra essere una delle risorse cui attinge per non essere ghermito dal mostro. L’interrogativo che questo libro vuole porre è se non sia giunto il momento di abolire, con un guizzo di civiltà, la pena dell’ergastolo.

Link Download

Questa voce è stata pubblicata in Libri e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.