Edito da BFS, Pisa, 1994, 96 p.
Premessa di Maurizio Antonioli
Lo scritto che qui riproponiamo è il testo di una conferenza tenuta da Arthur Lehning il 17 novembre 1926 all’ assemblea costitutiva della Gemengd Syndicalistische Vereeniging (As sociazione sindacalista mista) affiliata al Nederlands Syndicalistisch Vakverbond (NSV). Il NSV era sorto il 24 giugno 1923, quando la minoranza anarcosindacalista contraria all’adesione all’Internazionale dei sindacati rossi e favorevole invece all’AIT berlinese, era uscita dal Nationaal Arbeids Secretariaat (NAS). Il NAS era stata la prima centrale sindacale olandese di ispirazione classista, fondata nel 1893 sotto l’impulso di Christiaan Cornelissen. Il NAS, che nel 1894 contava quasi 16.000 iscritti, funzionava inizialmente da segretariato di tutte le organizzazioni, sia sindacali che politiche, compresi il Socialdemocratische Bond (Lega socialdemocratica) di F. Domela Nieuwenhuis, spostatosi poi su posizioni libertarie e, dal 1894, il Sociaaldemocratische Arbeiders Partij in Nederland (SDAF), costituitosi sul modello della socialdemocrazia tedesca. L’evoluzione del NAS verso posizioni sindacaliste rivoluzionarie affini a quelle della CGT francese provocava il contrasto con i sindacati socialisti e il SDAF. Dopo il fallimento dei grandi scioperi del 1903, che avevano ridotto il NAS a poche migliaia di iscritti, il dissidio con i socialdemocratici si acuiva. Nel 1906 i sindacati legati al SDAF abbandonavano il NAS e costituivano una nuova centrale, Nederlandsch Verbondan Vakvereenigingen (NVV). All’atto della sua fondazione il NVV sfiorava i 19.000 iscritti, mentre il NAS in grave crisi superava di poco i 3.000. Prima della guerra il NAS, che non raggiungeva le 10.000 unità contro le oltre 80.000 del NVV, era tra i promotori del Congresso sindacalista di Londra, che dava vita, nonostante l’opposizione dei francesi de « la Vie ouvrière» (Monatte e Rosmer in primo luogo) a una effimera internazionale sindacalista rivoluzionaria. La guerra e la rivoluzione russa ingrossavano le file del NAS, in cui confluivano numerosi elementi della sinistra socialista, che già prima del conflitto si erano staccati dal SDAF per dar vita al Socialdemocratische Partij (SDP), futuro partito comunista. Nel 1920, infatti, il NAS superava i 50.000 iscritti, ma continuava a costituire una minoranza dei lavoratori organizzati. Il NVV raggiungeva quasi i 250.000 soci, mentre i sindacati cattolici (NKV) oltrepassavano i 140.000 e quelli protestanti (CNV) i 66.000. L’orientarsi di alcuni gruppi anarchici, come il De Toekomst (Il Futuro), verso il comunismo sovietico e l’entusiasmo suscitato negli ambienti rivoluzionari dalla rivoluzione russa dava vita, all’ interno del NAS, a due correnti contrapposte: l’una, maggioritaria, favorevole al Profintern; l’altra, minoritaria, contraria. Al congresso di Berlino della fine del 1922, in cui nasceva l’AIT, la delegazione del NAS si opponeva al distacco dall’ Internazionale dei sindacati rossi. Il contrasto tra le due componenti, come già detto, portava nel 1923 alla scissione. Il NAS, già in crisi, scendeva nel 1924 a meno di 14.000 soci, mentre la nuova organizzazione non raggiungeva gli 8.000. E se il NAS, negli anni trenta, aveva una debole ripresa, la NSV subiva una graduale ma inarrestabile emorragia di iscritti. Nel 1940 quest’ultima era ridotta a 1.600 soci circa e il NAS a poco più di 10.000, mentre il NVV superava quota 300.000, oltrepassando di poco quanto riuscivano a totalizzare insieme i sindacati cattolici e protestanti. M. A.
Note dell’Archivio
-Volume curato da Maurizio Antonioli
-Traduzioni dei titoli Anarchosyndicalisme Gemengd Syndicalistische Vereeniging Secretariaat, James Cookstraat 28a, Amsterdam, 1927; Du Syndicalisme révolutionnaire à l’Anarchosyndicalisme. La naissance de l’Association Internationale des Travailleurs à Berlin.