Rose Giuseppe, “Bibliografia di Bakunin”

Edito da Anarchismo Edizioni, Catania, Febbraio 1976, 172 p.

Introduzione di Vincenzo Di Maria
Giuseppe Rose : un uomo riflessivo, dalla sensibilità vibratile di chi offre alle cogitazioni il miele delle sfu­mature artistiche; un compagno che viveva in dimensio­ne umana quella che rimane per i contemplativi l’utopia dell’anarchia. L’azione intellettiva, però, in lui era costan­te, rapida, anche se apparentemente velata di una paca­tezza che, talora, poteva sembrare stordimento ed eva­sione dalla realtà primaria del vivere quotidiano. Ma in questa sua dualità, l’idea fissa di Peppino Rose era di edi­ficare una conoscenza concreta di tutto ciò che ricade­ va nell’orbita del suo interesse di studioso e di libertario. I compagni delle due ultime generazioni sanno qua­ le sia stata l’attività ininterrotta di Peppino Rose nel cam­po della pubblicistica e della saggistica, sanno che nel­la sua silenziosa diuturna fatica di scrittore fu sempre presente l’ordine di una prospettiva chiara, di un collo­camento preciso dei valori dell’idea anarchica in rappor­to e nello scontro con tutte le negatività, evidenti o sub­dole, del pensiero filosofico idealista e contro tutte le ne­gatività della reazione. Non sorprende, quindi, se in questi ultimi anni è sta­ta sua premura volgersi alla sistemazione bibliografica di quel colosso dell’anarchismo che porta il nome di Bakunin: diametralmente opposto al nostro Giuseppe per quanto concerne la positività dell’azione immediata, del­la presenzialità operativa, dell’impegno fisico per por­tare avanti una rivoluzione che non ha soste nei suoi fer­menti evolutivi, ma che rimane il motivo dominante e l’orizzonte finale di ogni vero anarchico volto alla defi­nizione dei problemi più che alle controversie che at­torno alla problematica sociale continuano a sorgere. Mancava, del resto, una completa bibliografia su Bakunin e colmarne il vuoto era indispensabile. Il lavo­ro di Rose, però, si è fermato quasi in prossimità della sua conclusione, quando occorreva revisionare gli appun­ti e aggiornarli con le notizie più recenti e le pubblica­zioni, in diverse lingue, che nell’ultimo anno erano ve­nute fuori e che egli non aveva avuto modo di poter re­ perire nella loro totalità. Nondimeno, è sembrato opportuno, soprattutto alla vedova del nostro Giuseppe, non intaccare né dilatare, né perfezionare le sue note, ma di passarle alle stampe così come sono state disposte in schede, senza apporta­ re modifiche fondamentali e tralasciando di riferire at­torno alle eventuali, od anche certe, notizie che servireb­bero ad arricchire il suo lavoro. Rimane il dato di fatto che Giuseppe Rose per primo, ai nostri giorni, ha sentito la necessità di riprendere la bibliografia bakuniniana ed assommarla in una costruzione di assoluto interesse per i ricercatori, gli studiosi del movimento operaio e i compagni tutti. E ciò in quanto il documento bibliogra­fico su Bakunin rientra in una prospettiva storica che non ha cessato di offrire pretesto per una formulazione, nell’attualità, di criteri di lotta che vanno riscontrati nel tempo presente con le relative motivazioni che possono scaturire da un confronto dei tempi e dei modi nei quali e con i quali bisogna agire in vista di una lotta che non è soltanto immaginaria ma possibile e cocente, diremo improrogabile, per l’infittirsi delle trame reazionarie nel contesto di una democrazia ipotizzata ma non realizzata nei suoi più profondi contenuti, e non realizzabile se non alla luce di una previsione effettivamente sfrondata da ogni superfetazione verbale ingannatrice. Sembrerebbe eccessivo voler individuare nel lavoro di Giuseppe Rose l’intenzione di riportare allo stato di concretezza e di applicazione pratica le idee di Bakunin; ed invece, appunto nella scelta e nel ragguaglio bakuniniano delle diverse tematiche trattate, si ricava un ben definito esercizio politico, che è stato talora ignorato o ritenuto arcaico dai compagni del movimento anarchico. Sicché, lo studio di Giuseppe Rose (e tale può essere de­ finito il suo saggio bibliografico, anche se scarno nella sua obiettività di trascrizione) assume un significato giu­diziale che va oltre l’elencazione e l’archiviazione dei da­ ti raccolti, ma vuole richiamare l’attenzione dei compa­gni anarchici a rivedere, a ripensare, a riconsiderare at­tuali nella loro sostanzialità quelli che furono gli argo­ menti che fecero da supporto alla chiara e incisiva azio­ne di Bakunin. Un richiamo, pertanto, alla nostra realtà; un intendimento di puntualizzazione dei dati intercorren­ti tra il nostro momento ed il momento del passato bakuniniano, che fra loro si agganciano per stendere una globale linea d’azione senza fermarsi sulle remore dei dettagli, ma travalicandoli nella connessione che fra i fat­ti di ieri e di oggi esiste. Assurdo, infatti, sarebbe ritenere che le mutazioni economiche e sociali degli ultimi cento anni abbiano sov­vertito i termini della problematica esistenziale, al pun­to di annullare il pensiero bakuniniano, anziché innovar­ lo e adattarlo alle esigenze contemporanee. Non possia­mo scoverchiare la botte della nostra anarchia e disper­derne al vento gli aromi e gli aneliti rivoluzionari, per riempirla di nuove ventate ribellistiche le quali, spesso, manifestano le loro carenze di carattere generale quan­do non siano rapportate alla originaria volontà di non concedere nulla al trasformismo, qualunque esso sia e da qualunque pulpito possa venire, compreso quello marxista, che sta dimostrando di essersi alienato, di essere giunto, comunque, a quelle fasi conclusive che appunto Bakunin aveva in gran parte previsto. A Giuseppe Rose va il merito di una riproposta che non deve essere delusa dagli anarchici, né può essere elu­sa, se si vuole conservare l’autenticità di un discorso che non ha smesso di correre lungo il filo della inderogabi­lità del pensiero e dell’azione anarchica. Ed è oltretutto un monito, sommesso com’era nello stile di Giuseppe Rose, a riprendere le pubblicazioni di Bakunin per ristudiarle attraverso le complesse ricognizioni che su es­ se si sono fatte in ogni parte del mondo. Accogliendo l’invito della vedova Dora Rose, questo lavoro viene pubblicato nella Collana « Classici dell’Anar­chismo », come premessa alle Opere Complete di Baku­nin che ci accingiamo a dare alle stampe.
Catania, 5 febbraio 1976

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