Edito da Galzerano Editore, Casalvelino Scalo (Sa), Luglio 1987, 94 p.
Un vivace e coraggioso reportage-inchiesta di un giornalista d’assalto de l’Asino dalla colonia penale di Port’Ercole, dov’erano stati deportati – da Crispi e dal re Umberto I – centinaia di giovani anarchici, o semplicemente accusati di essere tali, che non avevano commesso nessun delitto né reato. Riproponiamo questa testimonianza diretta e immediata del piccolo mondo rivoluzionario italiano dell’Italia umbertina, perchè è una pagina sconosciuta della repressione italiana, in cui Zagaglia ci informa dettagliatamente sul genere di vita riservato ai condannati, fornendo delle verità scomode sulle prepotenze, sugli abusi e sulle infamie del sorvegliante. L’inchiesta, pubblicata su l’Asino, fece molto scalpore e provocò il licenziamento del direttore del luogo di pena. Port’Ercole è indicato come lo Spielberg italiano e il carcere è solo una maledetta tomba scoperchiata senza luce dove 350 deportati vivono come ergastolani, pur non avendo subito nessuna condanna di tal genere e contro l’inumano trattamento insorge la coscienza civile del paese e Zagaglia, al quale preme la denunzia e la protesta a favore dei «sepolti vivi in riva al mare». E’ un documento dell’altra Italia, di quell’Italia che lavora, lotta e non si rassegna, non si arrende e non si pente. E sono proprio i coatti a voler cambiare e migliorare il paese per il benessere di tutti, per abbattere i privilegi e spezzare le catene. Il libro, pubblicato per la prima ed unica volta nel 1895, è soprattutto una voce di accorata solidarietà a favore delle vittime innocenti accatastate nei «carnai» – come li definì l’on. Cavallotti – della cosidetta nuova ed infelice Italia, dove la rivoluzione incompiuta del risorgimento ha prodotto tanti squilibri sociali e tante ingiustizie e dove i cittadini, in un modo o nell’altro, continuano a patire.
Note dell’Archivio
– Zagaglia era lo pseudonimo di Leopoldo de Fazio
– Prima edizione: Tipografia Editrice Sociale, Roma, 1895