Edito da: Edizioni Seme Anarchico
Luogo di pubblicazione: Torino
Anno: 1954
Pagine: 63
File: PDF
Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi:
Questi « Ricordi del domicilio coatto » giungono molto opportuni perchè vengono ad inquadrarsi nell’ampio panorama delle « Memorie » e dei « Ricordi » che hanno arricchito recentemente la letteratura anarchica.
Giuseppe Mariani nelle « Memorie di un ex-terrorista » e « Nel mondo degli ergastoli » ha narrato con assoluta sincerità ed ardente passione le vicende della sua vita e del suo doloroso calvario, vicende così strettamente collegate con la storia del nostro movimento. Armando Borghi nei capitoli del volume « Mezzo secolo di anarchia » ha ricostruito in modo suggestivo e completo l’attività degli anarchici negli ultimi cinquant’anni. Armando Borghi è stato in gran parte protagonista degli avvenimenti che descrive ed offre perciò un prezioso materiale agli storici che vorranno studiare coscienziosamente i programmi, i propositi, le azioni degli anarchici durante un periodo di così particolare importanza. Anche Amedeo Boschi pone a disposizione degli studiosi e degli storici coscienziosi un materiale altrettanto prezioso. I suoi « Ricordi » si ricollegano all’epoca delle famigerate leggi eccezionali, dal 1894 al 1899. Sono, quelli, cinque anni tristissimi nella storia politica d’Italia. Amedeo Boschi narrando le sue vicende, narra le vicende comuni a tanti nostri compagni colpiti dalle implacabili persecuzioni della reazione governativa. Egli scrive nello stile piano e garbato del narratore toscano. Rievoca episodi che non debbono essere dimenticati, quali l’assassinio del compagno Argante Salucci, nell’isola di Tremiti, la sera del 1° marzo 1895. Si trovò presente a Lampedusa allorché Errico Malatesta riuscì a fuggire (maggio del 1899).
Il capitolo dedicato alla fuga di Malatesta da Lampedusa verrà certamente letto, da tutti i compagni, con interesse eccezionale. Amedeo Boschi scrisse questi suoi « Ricordi » nel 1943, nel tranquillo ritiro di un paesello della provincia di Pisa, Bientina, essendo stato costretto a lasciare il suo paese nativo, l’Ardenza, per sfuggire ai bombardamenti.
Li pubblichiamo oggi, mentre il nostro Amedeo ha sorpassato gli ottanta anni di età.
Li pubblichiamo per rendere omaggio al compagno che mai si lasciò piegare dalle persecuzioni poliziesche, nè da nessun governo.
Il nostro Amedeo è pieno di fede e di entusiasmo come negli anni giovanili.
E’ esempio a noi tutti — giovani e vecchi — di fermezza di carattere e sprona ancora tutti noi a lottare, senza mai stancarci — come egli sempre ha vigorosamente lottato — per il trionfo dell’idea
Note dell’Archivio
– Il vero nome era Adolfo Boschi. Qui una piccola biografia.
– Quando Boschi morì, venne pubblicato questo necrologio su Umanità Nova, n. 7, a. XXXVI, 12 Febbraio 1956 (ripreso in parte da L’Adunata dei Refrattari):
“Amedeo Boschi non è più
Un telegramma alla redazione. È firmato Boschi Vero. Non siamo il giornale dell’ultima ora telegrafica. I nostri vanno alla vecchia maniera. Il nostro notiziario non perde con qualche ritardo. Il telegramma che arriva sembra quasi portatore di brutte nuove! E questa è una brutta notizia che ci fa battere le tempie mentre scriviamo. Oh, intendiamoci. Non è che si disconosca il famoso “ragionamento” del…tanto mi dà tanto, quindi è tanto. Si sa che Amedeo Boschi non poteva durare ancora molti anni. Si sa che arrivati a certi svolti etc etc. Insomma lo sappiamo; ma non vogliamo sentire quel che sentiamo. Ciascuno sente quello che sente. Boschi Amedeo è un nome che si incide nella storia dell’anarchismo a caratteri indelebili. Era un “dotato”. Non dirò che si nasce anarchici; dirò che si recano dalla natura, nascendo, dei connotati morali e psichici che sfociando in questo o quel settore della vita, marcano una indole, una tempra. Quali profonde ferite si chiusero mai senza una cicatrice? E questo di dovere così sovente scrivere, ripugnanti a silenzio e sollevati; di pena da una pena maggiore; questo di dover dire di un compagno in passato, dopo oltre mezzo secolo di tempo presente, questo è un marchio che si incide nel cuore. Tutti conoscevano il gioviale viso e la schietta azione di Amedeo Boschi. Questo portatore di manette crispine dal lontano ’94. Questo matricolato nelle isole del coatto, scampato alla sparatoria degli sgherri monarchici il giorno che cadde Argante Salucci. Amedeo Boschi proprio perchè così vecchio era uno di quei modelli spirituali che fanno di tutta la vita una adolescenza sola. Al ricordo di questi uomini si danno convegno tutti i ricordi di tutte le tappe del passato e del presente che chiamano a raccolta tutti i giovani di anni e tutti i giovani di ogni età che han fatto della vita intera una sola immersione nell’Ideale. Pietro Gori, di lui coetaneo e di lui amicissimo, potrebbe ancora essere qui a scrivere di lui per noi, così scialbi. Alla famiglia, ai compagni, al figlio Vero, ai compagni dell’Ardenza e di Livorno le nostre condoglianze, e le loro a tutti noi.”