
Edito da: Anarchismo Edizioni
Luogo di pubblicazione: Trieste
Anno: Novembre 2013
Pagine: 88
File: PDF
Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi:
Lungi dal costituire un testo scientifico, il lavoro di Lamettrie si presenta oggi al lettore come una sfida lanciata contro ogni costruzione religiosa che da sempre ha avvolto l’uomo nell’imballaggio di un qualsiasi spirito. La fisiologia del Settecento era certo altra cosa di quella odierna, quindi lo spirito scientifico in base al quale il lettore potrebbe sorridere di certe affermazioni qui contenute è del tutto fuori luogo, ma il coraggio di negare sostegno e concretezza ai danni e alle illusioni di onnipotenza che derivano dalle chiacchiere metafisiche sull’anima e su Dio, resta sempre un esempio della ribellione iniziale, indispensabile per andare verso la ribellione definitiva, quella rivoluzionaria.
La macchina uomo, in fondo, ha regole non diverse da quelle che reggono la natura cosiddetta non animata, regole che solo la nostra provvisoria ignoranza ci fa considerare inattingibili per la via dell’esperienza. Ciò non vuol dire consegnare alla scienza una patente di onnipotenza ma, al contrario, togliere al soprannaturale ogni fondamento logico e, pertanto, intrinsecamente umano.
L’uomo è un animale e non un essere superiore vicino – più o meno – al suo creatore. La natura lo ha condizionato ma le sue decisioni, prima fra tutte la grande decisione di vivere in società, lo hanno portato a una vita conflittuale e, spesso, vergognosamente aggressiva. Sono quindi due e non uno i suoi creatori, la natura e la condizione sociale. Il risultato è una macchina vitale, non diversa dalle altre macchine che sono in circolazione, solo – cosa che forse Lamettrie, nella sua furia iconoclasta e nel suo buonismo illuminista non sottolinea abbastanza – più maligna e distruttiva.
Abbassando gli occhi sulla terra, dove il massacro regna imperituro dopo tanto tempo e dove l’uomo sembra non rendersi conto dei suoi limiti e della sua ferocia, si stornano gli occhi da un cielo che l’uomo non ha mai abitato, nemmeno nei suoi rari momenti di sublime generosità, di cui è pur sempre capace anche nella sua radicale cattiveria, cielo dove non può rinvenire se non altri meccanismi più o meno riconducibili alle regole scientifiche della conoscenza.
Né dio né ragione, più o meno scientifica, nulla di tutto questo. Solo piccoli passi timidi per meglio capire che cos’è veramente l’uomo. Una ben strana bestia, una macchina imperfetta e continuamente bisognosa di aggiustamenti.
Trieste, 3 novembre 2011
Alfredo M. Bonanno
Nota dell’Archivio
– Traduzione del testo “L’Homme Machine”, 1748
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