D’Andrea Virgilia, “L’ora di Maramaldo”

Edito da: Lavoratori Industriali del Mondo I.W.W.
Luogo di pubblicazione: New York
Anno: 1925
Pagine: 220
File: PDF
Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi:
“L’ora di Maramaldo” è una raccolta di scritti di Virgilia d’Andrea pubblicata a Parigi nel 1925, durante il suo esilio francese. Introvabile in Italia, è un’opera di alto valore politico e letterario che restituisce mirabilmente l’atmosfera del decennio che stava incubando le terribili tragedie del secolo breve. Le parole di Virgilia d’Andrea conservano oggi, purtroppo, tutta la loro attualità e sono un forte monito in difesa dei diritti politici e civili, in nome di Giacomo Matteotti, di Sacco e Vanzetti, e di tutti coloro che si sono sacrificati per un ideale di libertà.
“Vanno, quindi, queste mie voci di angoscia, nel momento in cui spiccano il volo, a congiungersi con tutto l’infinito, universale dolore dei popoli oppressi. Diranno esse qualcosa di rovente e di umiliante a coloro che disonorano gli uomini di tutto il mondo? Apporteranno esse un contributo di aiuto e di forza ad una sacra e nobile opera di redenzione e di liberazione?
Riusciranno a non restar soffocate entro questa immensa ed assordante fucina che è la delirante e disordinata società presente? Io non so… io non posso sapere. Ma se qualcuno dei nemici della nostra idea troverà fra queste pagine un lampo di luce, se qualcuno dei tanti e tanti miei compagni rinchiusi nelle prigioni, o smarriti, dispersi, o sepolti nei più duri luoghi di fatica e di privazioni, vi troverà un motivo di resistenza e di conforto, io mi sentirò largamente ricompensata del lavoro compiuto.”
Virgilia d’Andrea, Parigi, 1925

Nota dell’Archivio

– Il testo scansionato dalla Biblioteca Libertaria Armando Borghi “contiene una dedica manoscritta – datata “Parigi, 2 luglio 1925” – dell’autrice ad Armando Borghi, seguita da una breve dichiarazione di accettazione dello stesso Borghi.”
– Fabrizio Maramaldo fu un mercenario che, secondo una certa storiografia, uccise crudelmente il condottiero avversario Francesco Ferrucci, già gravemente ferito, nel 1530. Il suo nome divenne così, nei secoli successivi, un sostantivo per indicare un uomo malvagio, spavaldo e prepotente soprattutto con i deboli, gli indifesi, gli sconfitti. Il Maramaldo a cui si riferisce D’Andrea è Mussolini.

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