Zingari. Storia di un popolo discriminato

Edito da: ///
Luogo di pubblicazione: ///
Anno: Probabilmente metà anni ’10 del Duemila
Pagine: 44
File: PDF
Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi:

Il 6 dicembre 2011 a Torino una sedicenne ha denunciato di essere stata stuprata da due “zingari”. Durante una manifestazione di solidarietà alla ragazza, una cinquantina di persone, bardate per non farsi riconoscere e armate di spranghe e bombe carta, si sono staccate dal corteo e hanno dato vita ad un inferno, bruciando e distruggendo un campo rom nei pressi della cascina Continassa. Alcune testimonianze riportano che il gruppo di aggressori abbia inoltre ostacolato l’intervento dei Vigili del Fuoco, al grido “lasciateli bruciare”. La ragazza, alla luce di quanto la sua dichiarazione avesse provocato, ha smentito la violenza subita, spiegando che la sua prima dichiarazione era stata inventata per nascondere ai genitori un rapporto avuto con il fidanzato. Tralasciando l’ingenuità della sedicenne, è allarmante vedere come il gruppo di violenti abbia attaccato il campo, bruciando la dignità delle persone che vi abitavano e mettendone la vita in pericolo, per criminalizzare un’intera comunità delle colpe, vere o false che fossero, di due singoli individui. Purtroppo gli “zingari” sono quotidianamente vittime di discriminazione, in primo luogo da parte di personaggi politici che spesso basano la propria propaganda elettorale sulla “piaga zingara” e in secondo dalle dicerie e il disgusto della gente. Etichettati come ladri, stupratori, sporchi e rapitori di bambini troppo spesso queste persone vengono additati dall’ignoranza comune come capro espiatorio dei mali della nostra società. Il presente scritto, lungi dal voler rappresentare ogni possibile situazione, ha l’obiettivo di mettere in evidenza alcune constatazioni, alcuni fenomeni, sistematicamente ignorati dal dibattito pubblico che, costantemente, tende a trasformare punti di problematicità profondi in luoghi comuni, lasciando che questi siano poi ripresi in chiave demagogica come “valvole di sfogo” adatte ad attivare una guerra tra poveri e una mera propaganda nazionalista.

Nota dell’Archivio: ///

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