
Edito da: Edizioni Anarchiche Baffardello
Luogo di pubblicazione: Carrara
Anno: 2001
Pagine: 128
File: PDF
Introduzione/Premessa/Presentazione/Sinossi/Quarta di Copertina/Sintesi:
Quanto scrivo è qualcosa che viene dal cuore. Di getto. Giusto qualche rigo per riportare le impressioni suscita temi dalla lettura di questo testo. Non parlerò una volta tanto né di metodi né di strategie di lotta, parlerò delle emozioni che motivano e rendono necessari tali discorsi. Leggere le parole di Belgrado Pedrini, le vicende che hanno segnato la sua vita e quella di tanti altri compagni, rappresenta per me un viaggio a ritroso attraverso la crescita del mio essere anarchico, un viaggio in cui ritrovo visi, posti, fatti e racconti che tanto hanno contribuito affinché un certo modo di affrontare la vita mettesse radici e si sviluppasse nelle più profonde delle mie convinzioni.
Sarebbe inutilmente scontato scivolare nell’esaltazione e nel mito di un “eroico passato” che non si ha avuto la possibilità di vivere in prima persona, ribaltando così il silenzio che, con la complicità anche di una parte della storiografia “ufficiale” del movimento anarchico, avvolge certe vicende e certi personaggi. Facile sarebbe, ma non toccherebbe ciò che per me vi è di più significativo nel riferirsi oggi a momenti del passato, ovvero l’inscindibile traccia di continuità tra la necessità ed il desiderio di rivolta ai giorni nostri e quelli di un tempo. Ecco, tra l’altro, individuato uno dei motivi, se non il principale, del silenzio a cui sono stati condannati tanti di quei compagni che troviamo protagonisti in questo testo.
In un tempo di riformismi e politiche alla “meno peggio”, da cui purtroppo neppure gli ambienti anarchici sono indenni, possono risultare inopportune vicende e parole che colpiscono come una sferzata di coraggio ed impulso a gettarsi senza risparmio nella guerra all’autorità.
Certo, rispetto ad allora le condizioni sono mutate e l’aria che si respira adesso non è più la stessa. Come milioni e milioni di sfruttati sono cascati nella trappola dorata della società consumista, così non si può tacere che le false comodità e l’ipocrisia tollerante del regime tecnocratico qualche breccia l’hanno fatta pure negli animi e nella risolutezza d’azione di noi tutti. Capita così che dinnanzi a quanto si potrebbe “perdere” il passo si faccia incerto o si cerchi in tutti i modi di distogliere lo sguardo dall’inevitabilità dello scontro con i nemici. Ma i nemici sono sempre gli stessi, per quante maschere possano cambiare e per quanto possano trasformarsi le relazioni sociali e le forme di sfruttamento… il privilegio economico e politico, la diseguaglianza e la sopraffazione fatte istituzione. E tutti coloro che tale abominio sociale alimentano, proteggono e riproducono.
Così le azioni raccontate in queste pagine irrompono inevitabilmente nel presente scavando nel profondo dei sentimenti più sinceri e coraggiosi che ogni amante della libertà tiene dentro. E ti portano fianco a fianco ai tanti compagni che attraverso questi scritti ritrovi o magari incontri per la prima volta. In una medesima dimensione di implacabile lotta dove non sono il tempo o l’età ciò che importa.
Ti trovi al loro fianco… nascosto dietro una rupe a tendere rimboscata al passaggio dei nazi-fascisti… sull’uscio dei forzieri della proprietà saccheggiati a mano armata… tra le pallottole dei conflitti a fuoco con poliziotti e carabinieri… nei corridoi e nelle buie celle, delle galere franchiste come di quelle della “democrazia nata dalla resistenza”, ad inseguire l’ennesimo tentativo d’evasione e gettarsi senza riserve in ogni esplosione di rivolta. Attenti però, non parlo di visioni o fascino da romanzi d’avventura. Parlo di quella stessa forza, di quello stesso determinatissimo desiderio che brilla nello sguardo del ribelle che oggi punta il suo obiettivo, che oggi colpisce approfondendo la complicità dei composti chimici, che oggi grida, scrive e rende concreta nei fatti la sua ostilità verso un mondo sempre più assuefatto alle nocività del Potere. Le parole di Belgrado Pedrini sono qui a dirci che bisogna andare avanti, provarle tutte, con tutta la consapevolezza e la determinazione di cui ciascuno di noi è capace. In questo libro per me non ci sono eroi da commemorare o tempi e situazioni da rimpiangere. C’è invece quel fuoco capace di scaldare le vene e fare tendere nervi e muscoli a chiunque voglia fare della propria vita l’occasione buona per scardinare quest’esistente-galera ed affrontare il mondo come un essere libero, non con il cuore e le membra infiacchite dalla rassegnazione. È questa la traccia che unisce la lotta degli anarchici di gene razione in generazione, e sono convinto che anche scritti come quelli qui pubblicati possano contribuire al suo riemergere negli animi, nelle tensioni e nei gesti concreti di chi oggi si ribella, e di quanti ancora lo faranno un domani.
Guido Mantelli
Nota dell’Archivio: ///