Massafra Nicola, “Acracia.La Cultura popolare Libertaria spagnola nel racconto utopico e nel romanzo individualista.”

Tesi di laurea del Corso di laurea in Lingue e Letterature straniere, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Siena, Anno accademico 2007-2008

Introduzione all’Acracia
Tra il 1868 e la fine della guerra civile spagnola molti sono stati gli eventi che hanno sconvolto e cambiato inesorabilmente il volto della Spagna. Cambi radicali alcuni, più regolari altri sono avvenuti in tutte le manifestazioni umane: parliamo di cultura, di politica, di economia, di società, di costumi. Tutto viene messo in dubbio; la sorte del futuro è la posta in gioco. Nella penisola iberica più che in ogni altro paese della civile Europa si accusa e si percepisce questo rinnovamento della realtà, a volte duro, sempre necessario. Si parla di rivoluzione dei costumi, di diritti personali, di messa al bando di vecchi principi, di estinzione di assurdi privilegi, di repubblica e di socialismo.
La Spagna a cavallo tra „800 e „900 conosce una ondata di nuove culture e ideologie, alcune delle quali sempre sommerse in certi strati della società iberica. Tra queste emerge quell‟anarchista, la cultura e l‟idea libertaria si diffonderanno più che altrove e mostreranno il volto rivoluzionario del paese. Una cultura fatta di molteplici soggetti, da diversi punti di vista accomunati dall‟esaltazione della libertà sopra ogni cosa e da un estremo individualismo.
La diffusione dell‟idea, avvenuta in maniera naturale nel paese, si caratterizzò per la sua attitudine popolare e si basò sulla presa di coscienza dell‟uomo. Comunicare e diffondere messaggi ribelli, fomentare il libero pensiero e l‟individualità, ridare la dignità al popolo, ma più in generale al genere umano erano scopi fondamentali del libertario, che militava concretamente nella strada o utilizzava indistintamente la carta stampata. L‟acculturazione, arma del popolo per l‟emancipazione, divenne vitale preoccupazione, vera necessità da poter soddisfare in breve. L‟onnivoro consumo di letteratura edificante e la produzione di scritti politici e filosofici insieme alla letteratura d‟evasione, di canti, romanzi, di racconti per l‟infanzia, denotarono le caratteristiche dell‟ideale d‟uomo e della vita nella moderna società. Si rese popolare la produzione, e si nobilitò la figura dello scrittore “dilettante” che aveva come scopo ben altro che la pura distrazione letteraria, la fama o la fuga artistica dalla realtà.
Vedremo più da vicino la produzione artistica, la letteratura prodotta in anni in cui lo strumento culturale e divulgativo cominciavano a diffondersi per diventare prodotto di consumo. È ampiamente riconosciuta l‟abbondanza della produzione anarchista, che, sotto vari nomi può essere analizzata come importante opera della cultura popolare ispanica che a volte sfiorava quell‟eccelsa, quell‟ufficiale. In un paese in cui si cercò di sostituire il parlamento con l‟auto governo e in cui vari furono gli esperimenti di collettivizzazione, in cui la quema de iglesias e l‟educazione libertaria presero corpo attraverso la Escuela Moderna ed agli altri esperimenti di alfabetizzazione, in una realtà dura dominata dall‟elite politica, alimentata dall‟ignoranza popolare, non deve sorprendere la diffusione di un ideale che fece dell‟acculturazione un baluardo da difendere per poter giungere alla tanto auspicata rivoluzione sociale. Le energie furono molte e da ogni versante per poter rendere più palpabile, più vivo il sogno di Acracia.
Acracia è un termine probabilmente intraducibile, in una parola viene riassunto un concetto che in altre lingue può essere spiegato solo mediante un discorso filosofico-sociale. Acracia deriva da A-cratia, in altre parole negazione del governo, nella lingua italiana potrebbe tradursi con il neologismo “acrazia”. Si esprime mediante una sola parola il significato primo della cultura libertaria, la a-crazia, la mancanza di governo causato dal rifiuto stesso del potere dell‟uomo sull‟uomo. In sole sette lettere si sintetizza questa negazione del governo e di tutte le istituzioni che tendono alla supremazia ed al controllo spasmodico dell‟individuo e delle masse. In Acracia, il disprezzo per l‟onnipresente oppressore si traduce in amore per la libertà. Vediamo appunto che nella cultura stessa, nella lingua, specchio di una mentalità plasmata nei secoli, si trova questo valore sconosciuto in altri luoghi, principio atemporale in ogni modo, (antico quanto il mondo) di “autogoverno”, di decisione indipendente, di regolamentazione individuale.
Cercando Acracia in un qualsiasi dizionario, possiamo trovare i seguenti sinonimi: Anarquía, Desgobierno, Desorden, Libertinaje, Revolución, Agitación, Nihilismo. È curioso come nessuno di questi termini possa essere realmente accostato al concetto acrata vero e proprio. Desgobierno è probabilmente ciò che può rendere un‟idea più o meno imprecisa del concetto, anarchia non è altro che un sinonimo usato nella maggior parte delle culture e delle lingue occidentali. Rivoluzione è poi il mezzo, per poter giungere al fine vero che è la felicità appunto: Acracia.
Questa felicità intravista nell‟autogoverno, nella libertà assoluta dell‟individuo, nel godimento totale del frutto del lavoro a cui ogni uomo ha diritto, è l‟argomento del presente lavoro. Un lavoro centrato sulla produzione di scritti popolari che ruotano intorno ai primi anni del XX secolo. La letteratura prodotta dai libertari faceva capo a strumenti preesistenti; di fatto, nulla inventarono questi scrittori popolari, ma fecero uso dei mezzi più diffusi del mondo letterario: il romanzo, il racconto breve, forme letterarie religiose, come l‟esempio in forma di parabola, il catechismo, del quale adottano persino il linguaggio, sonetti e canzoni. Nulla ci fa credere che la volontà di questi scrittori fosse apportare novità estetiche sia pure di basso livello, ciò che i libertari fecero difatti, fu, creare senza prerogative su di un mezzo pienamente conosciuto e ampiamente utilizzato opere vitalistiche, utili, incendiarie, ribelli per tutti, por y para todos. Qui risiede l‟originalità della letteratura popolare ispanica di matrice anarchica, obrerista, libertaria o come la si voglia catalogare. La libertà della creazione per mano della volontà, una creazione utile o utilitaria, dettata dalla necessità, dal desiderio, dall‟urgenza comunicativa.
Vista la notevole mole della produzione libertaria popolare dell‟epoca, di racconti, articoli, poesie, ci si concentrerà sopratutto nell‟ambito narrativo con caratteristiche esplicitamente utopiche. Tratteremo di evidenziare le caratteristiche fondamentali di questo tipo di narrativa, vedremo da vicino i sogni, le speranze, la rabbia, e le manifestazioni d‟amore e d‟odio di alcuni dei rappresentanti di quell‟ambiente che non aveva confini al suo interno. Lo scrittore anarchista di per sé non esiste, non si può definire l‟artista come se fosse portatore di una nuova ondata di apportazioni estetico-letterarie fini solo al senso esteriore. Lo scrittore acrata scrive per intrattenere, ma ha sopratutto uno scopo: portare un messaggio quanto più lontano possibile a quante più menti e braccia possibili.
Vedremo che questa cultura popolare è autentica, verdadera, la sua produzione sarà compito di braccianti, agricoltori, tipografi ed insegnanti in maniera del tutto indifferente, del tutto arbitraria. Ci concentreremo sopratutto sugli scritti di alcuni personaggi le quali esistenze, i cui insegnamenti saranno così vicini a quelli dei personaggi sulla carta stampata da poter creare una piccola confusione tra realtà vissuta ed immaginata, tra biografia e finzione letteraria. Alcuni di questi personaggi sono arrivati ai giorni nostri e considerati come eroi rivoluzionari, alcuni militanti, molti sopratutto come uomini, persone che attraverso la propria condotta trascinarono lettori e incoraggiano tuttora alla produzione popolare.
Parliamo di individui a volte anche lontani dalla lotta, di persone uniche amanti della vita e delle manifestazioni dell‟essere umano. Come gli stessi eroi dell‟epica acrata “individui integrali”: amanti della natura e del sapere, lavoratori della cultura, con la cultura del lavoro, capaci di impugnare arnesi da campo e scrivere opere letterarie dal gusto popolare ma di un sapore unico. Uomini come: Joan Montseny, meglio conosciuto come Federico Urales, Anselmo Lorenzo, Ricardo Mella spiccano sopra tutti gli altri. Individueremo le caratteristiche del mondo nuovo secondo loro, le vicende che porteranno alla società egualitaria, libertaria, la costruzione della pace con la necessità della distruzione delle istituzioni che ingabbiano l‟individuo e che danno alla moltitudine una sorta di potere fittizio e un‟ ingiustizia amara.
Ci soffermeremo sopratutto sulla narrativa e nella fattispecie sul racconto d‟anticipazione, cioè su quel genere chiamato romanzo utopico, prendendo come esempi campione Nueva utopía, El Siglo de oro, Amoría rispettivamente di R. Mella, M Burgés e A. Lorenzo. Inoltre si approfondirà il discorso sul romanzo esemplare tipicamente libertario, una commistione di finzione letteraria, biografia, pedagogia e intrattenimento rappresentati da Los hijos del amor, la “novela obrerista” Justo Vives e dalla “novela de una vida ideal” Sembrando Flores, a firma di F.Urales il primo ed il terzo, di A. Lorenzo il secondo. Seguiremo le sorti degli uomini e delle donne destinate a vivere in Acracia. L‟idea di Acracia è quella di un paese senza confini in cui gli esseri liberamente possano esprimersi cercando in ogni modo possibile il raggiungimento della felicità, attraverso l‟esperimento, la conoscenza, e la consapevolezza della continua evoluzione che riparerà al fallimento umano della violenta realtà dell‟egoismo.

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