La Campana. Organo Socialista

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Durata: 7 Gennaio 1872 — 17 Marzo 1872
Luogo: Napoli
Periodicità: Settimanale
Pagine: 4

Note riguardante l’Archivio
-Digitalizzazioni da fotocopie
-Il Bettini scriveva la seguente nota: “Nel Dicembre 1871, la sezione napoletana dell’A.I.L. veniva ricostituita, sotto la denominazione di “Federazione Operaia Napoletana” e con programma di chiara ispirazione bakuniniana. Organo ufficiale della Federazione fu La Campana, apparsa nell’inverno del ’72, sotto la direzione di Carlo Cafiero e Alberto Tucci e con la collaborazione di Gambuzzi, Covelli, Palladino e Malatesta.
D’impostazione nettamente antiautoritaria, il foglio napoletano sostenne un egualitarismo ad oltranza, respingendo ogni soluzione non libertaria del problema sociale e la stessa nozione marxista del dominio della classe proletaria. Cf. l’art. di fondo del n. del 14 Gennaio., a. I, n. 2. In uno scritto teorico di notevole interesse (Dal basso all’alto, n. 5, del 4 Febbraio) — e da cui si ravvisa, in pratica, tutta la linea politica del giornale — veniva condannata, come “manifestazione di violenza”, la struttura gerarchica della società, nata dalla religione, ed ogni forma di organizzazione autoritaria: “Noi vogliamo distrutta l’autorità dove e come si appalesi, da Dio al carabiniere, dal dogma al sedicente nazionalista… Dal basso all’alto, cioè dall’individuo, dai suoi bisogni, dai suoi dritti, noi vediamo sorgere la libera associazione di libere forze, e vogliamo costituire cosi l’eguaglianza degli individui e la distruzione permanente delle classi, cioè dell’ineguaglianza”. (Lo scritto è anonimo, ma viene concordemente attribuito al Tucci. Cf. M. Nettlau, Bakunin e l’Internazionale in Italia, Ginevra 1928, pp. 277-78; R. Hostetter, Le origini del socialismo italiano, Milano 1963, p. 410, n. 43).
Nonostante tali premesse, il giornale non arrivò mai, nei confronti del Consiglio Generale di Londra, ad una aperta rottura (anche se un atteggiamento più deciso, era stato sollecitato, in tal senso, da S. Friscia, sul n. 5, del 4 Febbraio); e solo sul n. 7, del 18 Febbraio, i redattori azzardarono a definire “pericoloso il sistema inaugurato dal Consiglio Generale” e “nociva qualcuna delle deliberazioni”, da questi adottate.
Violenta, al contrario, fu la posizione presa nei confronti dei mazziniani, attaccati fin dal 1° n. (14 Gennaio ), come partito “essenzialmente borghese, senza radici nel popolo, con un capo che è rimasto stazionario, incatenato a un misticismo religioso, dichiarato oggi ridicolo della scienza”. Ogni tentativo di conciliazione coi mazziniani, venne d’altronde considerato un tradimento al socialismo; inevitabile fu quindi la polemica condotta dal giornale contro i socialisti romagnoli dei Fasci Operai, che sostenevano il generale G. Garibaldi, allora impegnato a formare una coalizione di forze democratiche — ciò che presupponeva, ovviamente, un compromesso politico coi mazziniani — e ne appoggiavano il progetto di un Congresso generale. Vd., in particolare, nella rubrica La lotta all’interno, i duri attacchi di C. Cafiero a Luigi Stefanoni, che con L. Castellazzi, A. Sammito e S. Battaglia, era stato uno dei principali promotori dell’iniziativa.
Fra i documenti più importanti pubblicati dall’organo napoletano, sono da ricordare: il testo della “Circolare di Sonvilliers” (n. 5, del 4 Febbraio), diramata, come noto, dai bakuninisti svizzeri il 12 Novembre 1871, per denunciare le risoluzioni adottate dal Consiglio Generale al Congresso di Londra (17-23 Settembre 1871); e la Dichiarazione di prìncipi della Federazione Operaia Napoletana (n. 9, del 10 mar.; riportata anche da L’Eguaglianza (Girgenti), del 24 Marzo 1872 e ora in M. Nettlau, op. cit., pp. 279-80), il cui testo era stato diffuso in precedenza, in un volantino a stampa, non datato e firmato da E. Malatesta, Antonio e Clementina Giustiniani, F. Morrone, T. Schettino, S. Guardino, G. Speranza, G. Felicò, C. Cafiero e L. Filicò.”

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