Edito da Antistato, Milano, 1978, 187 p.
Qual è il nesso tra la bandiera anarchica issata nel 1954 dai prigionieri politici sul pennone del gulag siberiano di Norilsk e quella che nel 1968 sventolava sulla Sorbona occupata?
Che cosa hanno in comune i guerriglieri contadini dell’Ucraina del 1922 e gli anarcosindacalisti di Stoccolma o di Barcellona del 1978? Perché, alla faccia di cento necrologi scritti sul suo conto, l’anarchismo dimostra una vitalità sorprendente? Dove termina uno specifico movimento, con i suoi teorici, le sue organizzazioni, i suoi propagandisti ed agitatori, e dove inizia la spontaneità di una continua riscoperta del valori egualitari e libertari da parte dei movimenti popolari? Quale sforzo di lucidità, quali problemi operativi pongono i profondi mutamenti tecnici e sociali dell’ultimo mezzo secolo alla pratica dell’utopia anarchica?