Edito da Fratelli Bocca Editori, Milano, 1949, XXXIII+472 p., Ristampato dall’originale del 1907
Prefazione di Ettore Zoccoli
Mi sarebbe mancato il proposito e la lena di scrivere la presente monografia, senza il soccorso di questo convincimento ben saldo: che di fronte a quegli errori morali che sorgono nel mondo moderno per opera di quanti non sanno conquistare, con l’uso critico della ragione, il diritto della libera coscienza, e che si dilatano con risonanze di tradizione e stratificazioni di storicità che simulano il processo della scienza trasfigurandone la funzione, la scienza stessa ha il dovere fondamentale di penetrarne la genesi e di seguirne lo svolgimento con rigore inflessibile di metodo. Non sempre la conquista della verità equivale a difesa implicita dall’errore. L’errore perde ogni privilegio sulla nostra indulgenza critica e valutativa, solo qualora le discussioni teoriche relative al metodo, valevoli per determinare posizioni astratte conquistatrici della verità, sappiano concretarsi e snodarsi in uno strumento pratico che recida le radici dell’errore dallo stesso terreno onde è germinato. Nel proporsi l’adempimento di questo dovere scientifico l’etica si trova all’avanguardia. Poichè quando l’etica giunge a determinare con processo legittimo ove sia un errore e da quali deviazioni logiche e sentimentali sia stato condizionato il suo sorgere e il suo dilatarsi, essa postula la responsabilità di altre scienze e, se occorra, della funzione pratica del diritto, affinchè quelle e questo provvedano alla sua eliminazione concreta.
Il presente libro, che per la prima volta rielabora la dottrina e penetra l’azione anarchica nel loro significato totale, vuole dunque essere l’adempimento di un dovere scientifico e implicitamente di un dovere morale.
Donde e come io abbia tratto il materiale di documentazione che correda ogni pagina di questa monografia non occorre dire. Chi lavora per conseguire un fine che sia degno, può rinunziare a un giudizio sulla fatica durata per giungervi. Piuttosto, siccome si tratta di un argomento ove tutto era da ricostruire con disegno sistematico e con rigore di metodo, persino l’ossatura grossolano del suo svolgimento esterno, mentre l’andare a fondo di ogni proiezione minuta di tale svolgimento era appena una delle condizioni preliminari per conseguire l’intento complessivo, debbo aggiungere quanto segue: ho la certezza di non avere trascurato l’esame di nessuno di quei precedenti lavori dottrinali frammentari sul fenomeno anarchico, del resto inadeguati anche solo per ordire una fiacca compilazione, che potevano giovare al mio scopo. Senza questo proposito non mi sarei accinto al lavoro, e senza averlo esaurito non lo pubblicherei. Quindi di ciò di cui non faccio cenno esplicito, mi assumo la responsabilità che valga come un silenzio misericorde. Ho spinto e tesoreggiato la documentazione fin dove mi è stato possibile, ossia molto di là dalla portata dei mezzi ordinari d’indagine offerti allo studioso. Ho tuttavia esclusa la documentazione tutte le volte che sarebbe stato appoggio, non a rigoroso esame scientifico, ma a personalità e a designazioni che recisamente non mi riguardano, perchè non riguardano la scienza. Infine debbo dichiarare che ho debiti di gratitudine pressoché innumerevoli, e maggiore verso coloro ai quali occorreva buona volontà, e una fiducia della quale a più riprese mi sono sentito onorato, per soccorrere uno studioso vigile fino allo scrupolo del dichiararsi prima di tutto loro rigido avversario. Ma la sincerità reca buona ventura e la verità, tratta alla luce, giova a tutti. E io ringrazio tutti coloro che nelle mie ricerche in Italia e all’estero, in particolare a Londra e a Berlino, mi hanno permesso col mezzo doveroso di esser sincero di conseguire lo scopo supremo di lavorare per la verità.
Né ho altro da aggiungere. Ossia: ancora un atto di sincerità se il lettore lo gradisce. Questo libro vuole essere, e io credo che sia, il primo passo dei molti altri che bisognerà compiere per vincere le conseguenze pratiche della dottrina anarchica, la quale costituisce la più importante deviazione etica che abbia mai turbato il mondo. E non è mio torto se, pur parlando solo di un primo passo, la sincerità non sappia essere veritiera con una maggiore modestia.
Roma, Ottobre 1906
Nota dell’Archivio
-Libro fotografato