Università di Bologna-Alma Mater Studiorum e Paris 1 Panthéon-Sorbonne, 14 Febbraio 2011, 613 p.
Introduzione
Élisée Reclus (Sainte-Foy-la-Grande 1830 – Bruxelles 1905) è un nome che non ha bisogno di troppe presentazioni, come anche la sua opera maggiore, la Nouvelle Géographie Universelle (d’ora in poi NGU). Una premessa che invece bisogna fare a questa ricerca è che, fra le principali opere del geografo anarchico, questo monumentale corpus di diciannove volumi è ancora, paradossalmente, una delle parti meno studiate. Sul suo studio, dopo la “riscoperta” reclusiana nell’ambito della geografia francese negli anni ’70, ha pesato per molti anni il giudizio di una serie di geografi, fra i quali il gruppo di « Hérodote », che la considerava un’opera sostanzialmente censurata e dunque poco interessante, nella quale, soprattutto in alcuni volumi “chiave” come quello sulla Francia, « il ne fait pas allusion aux problèmes politiques. » Ancora di recente è stato ribadito da tale rivista che delle oltre 25.000 pagine pubblicate da Reclus, la sua “vera” opera è l’ultima, Homme et la Terre, « sa grande œuvre » nella quale è veramente libero di esprimere il proprio pensiero. Siamo di fronte a un vero giudizio di valore, basato soprattutto sul fatto che in quest’ultima opera, soprattutto negli ultimi due volumi, l’autore affronta più direttamente questioni politiche e sociali di attualità. Questo pone una serie di problemi metodologici, perché significa affermare in base a un solo punto di vista, quello della “rilevanza” politica, che l’Homme et la Terre, composta dal geografo negli ultimi anni di vita e uscita postuma a cura del nipote Paul Reclus, sia semplicemente più importante di quella che l’ha preceduta. La quale é invece il risultato del lavoro di oltre un ventennio, svolto dall’autore con l’aiuto di collaboratori quali Charles Perron, Léon Metchnikoff, Pëtr Kropotkin, il fratello Elie Reclus, ossia un gruppo di geografi che erano anche militanti internazionalisti e anarchici. Solo negli ultimi anni alcuni studiosi hanno cominciato a lavorare anche sulla NGU, come si può del resto vedere dagli interventi presentati ai convegni organizzati a Montpellier, Lyon e Milano nel 2005 per il centenario del geografo anarchico. E’ invalso da quel momento un approccio più centrato in un lavoro sulle fonti che eviti una lettura ideologica dell’autore, ma lo collochi con il massimo del rigore nel suo contesto storico, politico e sociale. La presente ricerca vuole essere un contributo a questo percorso. Dei diciannove volumi della NGU analizzeremo in particolare i primi 6 dedicati all’Europa e alla Russia, nonché quelli dal VII al XII, che riguardano territori legati storicamente all’Europa e al bacino del mediterraneo come l’Africa del Nord e l’Asia Occidentale, nonché l’Oriente indiano e cinese che ci è necessario prendere in considerazione come termine di paragone dell’Occidente. Quest’opera relativizza e problematizza la posizione del Vecchio Continente restando sempre in tensione fra due poli: la critica delle pratiche coloniali europee applicate nella sua epoca agli altri continenti, e la fiducia nei valori derivanti da una tradizione culturale che ha dato anche vita ai movimenti di emancipazione sociale. Per chiarire questa rappresentazione dell’Europa, seguiremo tre direzioni di ricerca.
La prima, precisare la genealogia, la teoria e il contesto dell’idea reclusiana di una geografia universale, partendo dai geografi antichi, in particolare Erodoto e Strabone, ai quali Reclus dedica numerose citazioni, fino a Conrad Malte-Brun e al principale modello, Carl Ritter. Visto che Reclus è stato molto prolifico in fatto di studi ma non altrettanto in fatto di scritti teorici, e gli articoli in cui parla di questioni, definizioni ed epistemologie della disciplina geografica si contano sulle dita di una mano, si farà ricorso per questo problema all’applicazione delle sue idee nei testi delle opere. Si utilizzeranno anche le corrispondenze, perché in alcune lettere che si trovano prese di posizione sulla disciplina, utili a volte a dare elementi nuovi per collocare nel loro contesto culturale di alcuni dei problemi affrontati. La seconda, individuare le poste in gioco di un progetto scientifico che è a sua volta legato al consapevole progetto politico di una rete di intellettuali impegnati. Questa parte della ricerca implica un approfondimento delle reti di informatori, collaboratori e in alcuni casi, per ammissione dello stesso Reclus, coautori, con i quali quest’ultimo redige la monumentale NGU. Si esamineranno in particolare le corrispondenze e i materiali inediti d’archivio sugli altri studiosi coinvolti, anche in relazione ai rapporti dell’intero gruppo con i rispettivi editori, in questo caso soprattutto Hachette, casa editrice con la quale essi pubblicano i propri lavori principali, e presso la quale lavorano altre interessanti figure di intellettuali eterodossi, come il pedagogista anarchico James Guillaume. Si tratta infatti di collocare questo milieu nella cultura e nell’editoria dell’epoca, individuando allo stesso tempo quella che abbiamo chiamato “la fabbrica dell’opera”, per fare luce sulle condizioni sociali e materiali nelle quali si è lavorato a costruire la più importante opera di geografia enciclopedica della seconda metà del XIX secolo. La terza, focalizzare sul testo la costruzione geografica dell’oggetto Europa, punto di partenza dell’opera e di costante confronto con gli altri continenti studiati. E’ dal vecchio continente che prende dichiaratamente origine il pensiero reclusiano, ed è da qui che per il geografo anarchico prende le mosse il progresso di tutta l’umanità. Che per lui è sempre e comunque una sola. Vedremo in questo quadro come si definiscono le nozioni di Occidente ed Europa nella globalizzazione ante-litteram che descrive alla fine del XIX secolo, individuando le grandi linee dell’identità europea ed i fattori di caratterizzazione del continente messi in opera dall’autore. Vedremo anche, alla scala inferiore, come il geografo divide nazioni e regioni sul continente, e che rappresentazione ne fornisce anche alla luce della sua critica delle frontiere e delle carte geografiche, per definire i ruoli che i diversi popoli europei giocano nel suo tempo, e quale giocheranno, secondo il geografo anarchico, nel futuro. Terremo conto, in questo lavoro, di tutta la letteratura esistente su Reclus come delle principali opere di inquadramento storico ed epistemologico sulla storia della geografia, sulla storia della scienza e sulla storia del movimento anarchico di quel periodo. Come supporto metodologico, abbiamo citato differenti autori negli ambiti della sociologia della scienza e dei saperi, nonché della letteratura costruttivista e postcoloniale, per chiarire di volta in volta i problemi interpretativi che si presentavano. Non ci interessava in effetti affrontare una rete eterodossa come quella che ha lavorato alla NGU alla luce di una sola teoria o di un solo paradigma, che fosse Bruno Latour piuttosto che Thomas Kuhn o altri: la cosa che più ci ha interessato è stato far parlare queste fonti nel contesto della loro epoca riducendo al minimo le pur inevitabili forzature teoriche “a posteriori”. Nel corso di questo lungo studio su corrispondenze ingiallite e su questi 19 volumi che apparentemente nessuno da tempo aveva più letto per intero, ci è capitato di sentirci chiedere a chi possano interessare oggi queste carte polverose. Almeno sulla questione della “polvere”, siamo stati sempre confortati da una considerazione di Georges Canguilhem, che replicando a un’obiezione simile fatta a Michel Foucault sosteneva, in maniera politicamente scorretta ma efficace che, « comme la couche de poussière sur les meubles mesure la négligence des femmes de ménage, la couche de poussière sur les livres mésure la fivolité des femmes de lettres. » In questo lavoro tentiamo di dimostrare l’importanza di essere solerti fino in fondo.
Nota dell’Archivio
-L’Introduzione di questa tesi di laurea è sia in italiano che in francese