Capitini Aldo, “Teoria della nonviolenza”

Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia, 1980, 31 p.

La nonviolenza risulta dall’insoddisfazione verso ciò che, nella natura, nella società, nell’umanità, si costituisce o si è costituito con la violenza; e dall’impegno a stabilire dal nostro intimo, unità amore con gli esseri umani e non umani, vicini e lontani. La manifestazione più concreta ed anche più evidente di questa unità amore è l’atto di non uccidere questi esseri e di non operare su di loro mediante l’oppressione e la tortura. Questo impegno non è che un punto di partenza (come nessuno nella poesia, nella musica, può pretendere di esaurirle), e le imperfezioni del nostro atto di unità amore non possono essere compensate che dal proposito di essere attivissimi in essa, nel tu che diciamo agli esseri nella loro singola individualità, mai dicendo che basta. La nonviolenza non è l’esecuzione di un ordine, ma è una persuasione che pervade mente, cuore ed agire, ed è un centro aperto: il che significa che ognuno prende l’iniziativa di unità amore senza aspettare che prima tutti si innamorino, e la concreta in modi particolari che egli decide con sincerità, e con dolore per ogni limite e impedimento che lo stato attuale della realtà-società-umanità ancora mette a sviluppare pienamente questa unità con tutti. […]

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