Edito da Cooperativa Tipografica Proletaria, Bologna, 1920, 22 p.
Estratto dalla biografia di Luigi Fabbri, redatta da Santi Fedele
L’opuscolo redatto da Luigi Fabbri “parte dalla considerazione della situazione rivoluzionaria creata dalla guerra per individuare il compito che l’ora drammatica e decisiva (l’alternativa, egli scrive è tra “la liberazione e l’abisso”, tra una rivoluzione proletaria vittoriosa o una repressione quanto mai sanguinosa) assegna agli anarchici: “incuneare nella grande insurrezione impulsiva delle folle una azione insurrezionale di minoranze coscienti che dia un’anima e un indirizzo alle masse”. Affinché ciò sia possibile, argomenta Fabbri, non vale di certo la ricerca delle alleanze con l’accomodante parlamentarismo dei socialisti riformisti né con il verboso rivoluzionarismo di quanti parlano a ogni piè sospinto di rivoluzione rimandandone sempre al domani la messa in atto. Né può risultare idonea alla preparazione di un’insurrezione popolare vittoriosa – sostiene Fabbri – la strategia del fronte unico dall’alto, organismo burocraticamente centralizzato e come tale incompatibile con la formazione di una forza armata proletaria che se formalmente irreggimentata dall’alto verrebbe inevitabilmente scoperta, mentre ben maggiori possibilità di successo avrebbe la tattica, indicata dagli anarchici, del fronte unico rivoluzionario di base costituito da locali gruppi rivoluzionari d’azione “fra individui anche di partiti diversi, ma che personalmente si conoscono, sono amici, ed hanno stima reciproca l’uno dell’altro”. Questi gruppi, “comitati spontanei e volontari esercitanti sull’ambiente esterno una funzione iniziatrice, esecutiva e direttiva”, si sarebbero assunti l’incarico di quella “preparazione pratica e tecnica indispensabile” dell’insurrezione, sulla quale viene mantenuta dal relatore un ovvio riserbo, peraltro esteso alle modalità di collegamento e di raccordo, a livello regionale e nazionale, tra i locali gruppi rivoluzionari. ”
Nota dell’Archivio
-Radames era uno dei vari pseudonimi di Luigi Fabbri