Edito da La Fiaccola, Ragusa, Giugno 1990, 174 p.
Alla fine del 1919, dopo oltre cinque anni di esilio (per sfuggire ad un mandato di cattura spiccato in relazione alla Settimana Rossa), l’anarchico Errico Malatesta riesce finalmente a rientrare in Italia. Il suo arrivo – anche per le traversie e la mobilitazione popolare che l’hanno preceduto – costituisce un avvenimento di grande rilievo nel panorama sociale e politico italiano . Nel già surriscaldato clima del “biennio rosso”, Malatesta inizia subito un lungo giro di comizi che, in molte località dell’Italia centro-settentrionale, costituiscono l’occasione per affollate manifestazioni di piazza. Il movimento anarchico conosce una rapida crescita, le tematiche libertarie (anche grazie all’Unione Sindacale Italiana) coinvolgono ampi settori del proletariato, nel febbraio ’20 inizia a uscire (con una tiratura intorno alle 50.000 copie) il quotidiano anarchico “Umanità Nova ” (e Malatesta ne è il direttore), scioperi e lotte si susseguono, già si parla di occupazione delle fabbriche e delle terre: in questo contesto si colloca il progetto rivoluzionario del “fronte unito proletario “, tendente a coagulare alla base anarchici, socialisti e repubblicani. Seguendo quasi quotidianamente Malatesta nei suoi spostamenti, comizi, incontri, scritti, traversie giudiziarie , ecc., questo studio presenta inevitabilmente un affresco più generale dell’altra Italia — quella dei proletari, dei sovversivi, degli anarchici – nel primo semestre del ’20. Emergono così pagine di storia del movimento operaio e socialista che il predominio della storiografia marxista ha sempre cercato di cancellare.
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