Rossi Marco, “Ribelli senza congedo. Rivolte partigiane dopo la Liberazione 1945 -1947”

Edito da Zero in Condotta, Milano, 2011, 94 p., Seconda Edizione

Attorno alla data del 25 aprile 1945, considerata e celebrata come l’anniversario della Liberazione, permangono ancora molti equivoci e rimozioni, dettate da un evidente utilizzo politico della storia, sino al punto di ventilare la cancellazione di tale festa per sancire la conclusione della guerra che vide gli italiani combattersi su fronti opposti.
La principale mistificazione riguarda proprio la data stessa del 25 Aprile con cui si vorrebbe far iniziare e concludere l’insurrezione popolare contro il fascismo e l’occupazione nazista, negando che quella guerra civile e sociale aveva un “prima” e, soprattutto, che conobbe un “dopo” tutt’altro che composto e riconciliato sotto la bandiera della cosiddetta pacificazione nazionale.
Uno dei fatti che contraddicono palesemente questa rassicurante ricostruzione del passato è l’esperienza, comune a migliaia di partigiani che, a distanza di poco più di un anno dalla Liberazione, tornarono in montagna “per rifiuto di abitare nella Repubblica che mitraglia i contadini, libera i fascisti e mette gli operai alla disoccupazione”.
Tali insorgenze, nonostante le considerevoli dimensioni raggiunte, rimangono a tutt’oggi una parentesi pressoché ignorata e sconosciuta, a causa dell’evidente dissonanza che rappresentò e ancora rappresenta per la storia ufficiale della Resistenza.

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