Edito da Antistato, Milano, 1980, 102 p.
Fabio Santin è sulla trentina, ed è di Venezia. Non è un nome conosciuto nel mondo del fumetto e quello che vedrete e leggerete nelle pagine seguenti può essere considerato il suo esordio nel campo. Qualche purista del sottogenere obietterà, magari, che non si tratta di fumetto vero e proprio. Come cultore del sottogenere in parola io sono invece molto ansioso, non mi limito a confessarlo, ma lo dichiaro con la maggiore perentorietà possibile, sono molto ansioso, dicevo di annettere quest’opera al campo del fumetto. È o non è una narrazione a immagini e parole? Ma non perdiamo altro tempo e spazio in disquisizioni oziose. Ecco il primo volume di una storia d’Errico Malatesta e del movimento anarchico, frutto di uno sforzo e di uno studio e di un impegno durati un anno e mezzo.
Fabio Santin non ne è l’unico autore. Un altro di Venezia, Elis Fraccaro, ha collaborato con lui per i testi e le ricerche. E, quando scrivo ricerche, intendo ricerche sul serio. Infatti, e questo è forse il dato che maggiormente distingue il fumetto di cui frettolosamente mi occupo in queste righe non troppo necessarie dalla faciloneria del fumetto in genere, ogni parola e ogni particolare, ogni fisionomia e ogni sfondo, ogni vestito e ogni insegna, ogni tratto e ogni tratteggio sono in stretta correlazione con il passato, storia e cronaca di costume. L’accanimento documentario è pari al rigoroso rifiuto della sensazionalità. Eppure l’interesse del fumetto non ha a soffrire, ma, anzi, aumenta, coinvolgendo chi vede e legge in uno spostamento all’indietro clamoroso, anche se operato da una sommessa macchina del tempo. Un poco di carta fabriano o di qualsiasi altra marca decorosa, un poco di inchiostro di china o di qualsiasi altro tipo valido, ed eccoci nel 1926. Un tale già in là con gli anni con cappello, cappotto e sciarpa sta scrivendo certi suoi ricordi con un titolo suggestivo. Il mio primo incontro con Bakunin: “Era la fine dell’estate del 1872, a Napoli. La federazione napoletana dell’Internazionale dei Lavoratori aveva delegati Cafiero e me a rappresentare nel congresso che si doveva tenere in Svizzera (e che si tenne infatti a Saint-Imier, nel Giura Bernese) per un’intesa fra tutte le Sezioni dell’Internazionale che si erano ribellate al Consiglio Generale, il quale sotto la direzione di Carlo Marx voleva sottoporre tutta l’Associazione alla sua autorità dittatoria e indirizzarla non alla distruzione ma alla conquista del potere politico…”
Ma nella pagina successiva la macchina del tempo si sposta sommessamente ancora più indietro. Ci vien rivelato chi sia quel tale già in là con gli anni. È Errico Malatesta. Nel 1872 aveva diciannove anni, era, insomma, alle prime armi, ma traboccava di volontà, di entusiasmo, di intransigenza almeno quanto di inesperienza, di ingenuità, di innocenza. Una settimana dopo il suo primo incontro con Bakunin, Malatesta era presente allo storico congresso che a St. Imier sancì in maniera netta e definitiva la separazione dell’Internazionale tra autoritari – i marxisti – e antiautoritari – gli anarchici. Era il 14 Settembre. Da allora la macchina del tempo di Santin e Fraccaro comincia a rivenire avanti, a riavvicinarsi a noi. Sfogliando queste pagine, si ha sempre più l’impressione che, parlando di ieri, Santin e Fraccaro ci parlino soprattutto di oggi. L’oggi è nato dall’ieri. E il domani? Possibile che il domani debba nascere dall’oggi così desolato, atroce e sfibrato?
Questo fumetto non è opera di nostalgia nè di intrattenimento, anche se commuove con la rievocazione di tanto candore e appassiona nella rivendicazione di tanta tenacia, di tanta candida e tenace ostinazione a non arrendersi al pessimismo, alla viltà, all’abulia. È un’interpretazione della vita italiana dell’ultimo secolo condotta secondo un punto di parte francamente denunciato. Ma è la prova convincente che il fumetto può essere usato per narrare qualcosa di più di storielle più o meno ben congegnate, può proporsi addirittura come mezzo di studio e di lotta, come strumento per cercar di raggiungere la verità. La verità che, si sa, senza dialettica di parte è destinata a restare una fola degli ipocriti, il contrario esatto del suo significato letterale. Ecco perchè auguro a questo primo volume un successo tale da far approdare presto in libreria il secondo.
Oreste del Buono
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Note dell’Archivio
-Edizioni Antistato fece uscire solo il primo volume della biografia a fumetto su Malatesta