Edito da Rete Evasioni, novembre 2012, 31 p.
Continuano a ripeterci che
le carceri sono sovrappopolate.
E se invece fosse la popolazione
ad essere “sovra-imprigionata”?
Basta non rispondere a comando alle condizioni imposte da questo mondo per correre il rischio di finire in galera. Siamo tutti potenziali criminali e visto che tutti possiamo finire in carcere ognuno e ognuna di noi viene già trattato come tale. L’ossessione della sicurezza, dell’emergenza, la manìa giustizialista, l’idea che ogni problema sociale possa essere affrontato con polizia-arresti-codici penali e carcere, domina questa società e non è altro che l’altra faccia del dominio del lavoro, della scuola, della famiglia e della merce sulle nostre vite. Combattere l’idea stessa della prigionia è un obiettivo che tutte e tutti oggi dobbiamo perseguire. L’istituzione carceraria, in tutte le sue molteplici forme: carcere, Opg, Cie, controllo psichiatrico, camere di sicurezza, carceriminorili, case di accoglienza e altro, è ciò che permette la sopravvivenza del sistema che ci sfrutta e ci opprime in ogni momento della nostra vita. Coloro che hanno redatto questa guida si battono per la completa distruzione del carcere e l’abolizione del sistema penale. Pensiamo che riforme o aggiustamenti lascino inalterato il modello di punizione e annientamento della personalità di chi viene recluso/a. Per noi non si tratta di costruire nuove prigioni, magari più umane, ma di svuotare quelle già esistenti. Quelli che si riempiono la bocca di buone intenzioni, che parlano di riformare il carcere, sono gli stessi che prima hanno provveduto a riempirlo. Siamo convinti e convinte che il carcere non sia altro che uno specchio della società. Quella società dove il territorio che abiti non offre nessuno spazio per socializzare, ma solo per produrre e consumare.
La questione carceraria ci riguarda interamente. Perché attraverso la lotta contro il carcere vogliamo cercare di dare maggiore consistenza a quella parola che sembra aver perso consistenza e significati: solidarietà. Organizzarci per lottare contro il carcere significa costruire legami e amicizie che permettano di renderci più forti nelle lotte che portiamo avanti ogni giorno. Questa guida elenca numerosi diritti di detenuti e detenute, ma anche e soprattutto tantissimi doveri. Come tutti i diritti, anche quelli che riguardano chi è detenuto in un carcere non sono stati concessi magnanimamente dallo stato, al contrario sono stati strappati con la lotta. L’entusiasmante stagione di rivolte degli anni 70, e anche le lotte che sono seguite, hanno imposto una diversa immagine del detenuto. Non più un disperato da compatire e assistere ma un individuo in grado di comprendere il ruolo del sistema carcerario in questa società, capace di organizzarsi per rivendicare miglioramenti della propria condizione in una prospettiva di abolizione del sistema della punizione e della pena. È importante che chiunque entri in carcere oggi, sia consapevole di entrare in un luogo che, anche se sembra il luogo della devastazione e dell’abbandono, è anche il luogo dove coloro che vengono considerati gli ultimi della società, i dannati della terra, hanno lanciato l’urlo tra i più poderosi per la trasformazione radicale di questa società basata sullo sfruttamento e sulla punizione.
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