Edito da Giannotta Editore, Catania, 1907, 138 p.
[…] Ho pensato di scrivere una storia esatta della mia prigionia sugli appunti presi in carcere.
Questa storia sincera rammenta anche le mie debolezze, proprie d’un uomo immaginoso e sensibilissimo, cui la riflessione, V abitudine allo studio e le vicende fortunose hanno fatto assumere una fisonomia di severità e rigidezza; messe solamente nel disimpegno scrupoloso dei propri obblighi.
La mia mestissima narrazione, perciò, non può essere dedicata che a voi, miei fratelli ; a voi disgraziatissime sorelle, Anna e Bice, morte lontano dalla nostra Girgenti ; a voi, con i quali io converso nelle ore più tristi, perchè, per me, siete il simbolo della sventura.
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