Gori Pietro, “Prigioni”

Edito da Cromo-Tipo “La Sociale”, La Spezia, 1911, 168 p.

Introduzione
Agli amici, ai lettori.
Per volontà del compianto Autore e per conto della di lui sorella, Sig.a Bice Gori, ho assunto, non senza trepidanza, l’incarico di pubblicare in volumi tutti gli scritti Suoi; da quelli pensati e vergati nei primi anni giovanili, tutti pieni di vita, di squisiti sentimenti, di baldanza e di entusiasmi; fino a quelli ultimi, quando cioè Pietro Gori era già passato attraverso un incessante turbinìo di lotte, di passioni, di amarezze, di studi, di osservazioni e di esperienze imparate a ben caro prezzo, ora in questa, ora in quella terra d’esilio. La Sua natura di poeta e di artista aveva saputo dare al travagliante problema umano e sociale uno speciale risalto, un affascinante contorno di passione, di bellezza e di gentilezza. Egli si sentiva trasportato dall’arte e faceva dell’arte anche quando spiegava alle doloranti turbe la questione sociale, nelle sue varie ramificazioni economiche, politiche, sociologiche.
Quindi sarà per tutti, anche per coloro che militano in opposti campi politici da quello in cui tanto valorosamente militò Pietro Gori, non privo d’interesse e di studio leggere e meditare quanto la mente Sua ha saputo trasmetterci.
Oltre ai non pochi pregi letterarî, i suoi scritti hanno quello assai maggiore di rappresentare – per chi sa sentire – palpiti di vita vissuta con ardore, con sincerità e con tenacia attraverso tutto un calvario di persecuzioni e di dileggi. Ed egli spiega da qual sublime fonte – dall’ideale – attingeva la forza e il coraggio per resistere alle nequizie umane e per combatterle, e, da esso traeva gli slanci eroici per additare ai reietti e ai dubbiosi le lotte gagliarde e belle da seguirsi per conquistare la libertà di pensiero e il diritto ad un’esistenza civile, operosa, felice senza pregiudizî, senza vincoli e senza catene. Quale splendido esempio di attività e d’azione ha lasciato a tutti e specialmente ai giovani che si affacci-no oggi alle prime battaglie della vita e del pensiero! Quindi nessuno meglio di Lui poteva scrivere fin d’allora, or sono vent’anni, la prefazione di questo primo volume, che rappresenta il primo periodo della sua esistenza travagliata di gentile e valoroso cavaliere dell’umanità. Seguiranno a breve distanza gli altri volumi, e il largo retaggio di compianto, di affetto e di alta stima che l’Autore ha lasciato dietro di sè, fa sperare che coloro che nutrono sentimenti di libertà, sapranno rendere alla memoria Sua il migliore omaggio, diffondendone le opere e il pensiero.
Dal canto mio proponendomi di curare con affetto fraterno la pubblicazione di tutto questo suo tesoro di sacrificio, d’intelligenza, d’amore, oltre ad adempiere ad una promessa, sono sicuro di fare opera buona alla causa della libertà e della giustizia; ed è ciò che più di tutto ambisco di conseguire. Uomini d’intelletto e di cuore, lavoratori della mente e del braccio, cittadini di tutte le patrie, ricordatevi che è per voi che il gentile poeta del dolore ha scritto, parlato, combattuto e molto sofferto; quindi tutto quanto la Sua mente ha pensato, il Suo grande cuore ha dettato, è interamente affidato a voi. Siatene gelosi custodi e instancabili assertori.
La Spezia, marzo 1911.
Pasquale Binazzi

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Nota dell’Archivio
-“Prigioni” è contenuto in “Opere. Vol. I”, 1911

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