Edito da Edizioni Anarchismo, 2009, 336 p., Seconda Edizione
Introduzione alla prima edizione
Sostanzialmente dovuta a due momenti ben distinti del mio lavoro questa raccolta è stata opportunamente divisa in due parti. Una prima parte, di riflessione teorica, articolata su problemi non di contrapposizione teologica ma d’ingerenza concreta nel fenomeno dell’ateismo; una seconda parte, di più immediato interesse storico, diretta alla scoperta di nuove forme ateiste, proprio dove la critica storica ha finito per alzare le braccia dichiarando ultimato il lavoro di analisi.
Veniamo alla prima parte. La mia particolare impostazione teorica dell’ateismo come è ormai noto, non è condivisa da molti autorevoli studiosi del problema. Il mio rifiuto della contrapposizione ateismo-teismo, viene visto come un passo indietro dalla tradizionale linea di combattimento, come un arroccarsi aristocratico su posizioni di attesa e di sospensione del giudizio che finiscono per tramutarsi in danno per i risultati concreti della problematica dell’ateismo. A questo si deve aggiungere che la mia intenzione di costituire un ateismo scientifico, sulle basi metodologiche della scienza moderna, cioè sulle basi dell’indeterminazione problematica così come è stata – tra l’altro – teorizzata dalla fisica, è sembrato ad alcuni una sorta di risveglio del dinosauro, un ritorno su arcaiche posizioni ottocentesche. Per ultima la mia apertura a tutti i contributi ateisti, indipendentemente dalla corrispondente soluzione del problema “uomo”, ha fatto gridare allo scandalo, meravigliandosi qualcuno di trovare, posti sullo stesso piano di valutazione, Nietzsche, Stirner, Marx, Proudhon, Russell, Sartre, ecc.
Il lettore troverà sufficientemente spiegati nel testo le mie vere intenzioni e le correzioni che in nome della ricerca scientifica vanno necessariamente fatte a queste pretese dei miei contrappositori. In particolare in sede introduttiva mi preme chiarire alcune cose. La contrapposizione teismo-ateismo è del tutto sorpassata, è roba da soffitta, l’ateismo nuovo deve essere un ateismo autonomo, configurato sotto forma scientifica, una dottrina dell’assenza di Dio non solo una dottrina della morte di Dio. Legandosi al carro del teismo ne segue le sorti in forma negativa, mantenendo una polemica che impedisce qualsiasi azione di ricerca nel campo dell’attività umana e dei fenomeni della realtà.
Il discorso sulla filosofia della scienza è oggi molto più semplice di quanto non si creda. Basta essere informati degli sviluppi più recenti in materia di collaborazione tra scienza e filosofia. La filosofia ha perso il ruolo di dominante che aveva avuto in passato per assumere quella di scienza tra le scienze. Quindi non si pone più un rapporto differenziante, ma un semplice rapporto tra strumento e cosa osservata. La filosofia, nella particolare accezione di logica e quindi di epistemologia, si pone come lo strumento di ricerca per eccellenza. In questo modo la filosofia ricevere il contributo della scienza, e questo contributo ha preso, oggi, tra le tante varietà di configurazioni, la caratteristica logica dell’indeterminazione. Tutto ciò non ha niente da vedere con la posizione determinista dell’Ottocento. Ammetterlo significherebbe sconoscere la realtà attuale e adagiarsi su luoghi comuni. Proclamando, come ho fatto più volte, la necessità di un ateismo scientifico che venga a sostituire il trito ateismo che chiamerò poligrafo e pubblicistico, non ho messo in atto alcuna pretesa deterministica, solo un invito a ripercorrere le vie della scienza, sotto la nuova luce dell’obiettività, lontano dalle pretese assolutizzanti della religione; ma questa nuova via non è quella tronfia e assurda dettata dalle pretese deterministe della scienza positiva, questa nuova via è essenzialmente improntata sulla tendenza probabile – fondamento di tutta la statistica – e sui contributi delle scienze della quantificazione.
Il terzo punto, che mi è stato più volte contrapposto, non ha motivo sostanziale di validità. Caso mai potrebbe averne uno di indole pratica, in quanto indulgendo in trattazioni di autori o in posizioni teoriche tradizionalmente legate a studiosi o schemi speculativi centristi, si finisce per confondere il lettore che, in qualità di animale politico, tiene sempre presente il movente della sua avventura terrena di uomo vivente in società, e affronta via via tutti i problemi – quindi anche quello dell’esistenza di Dio – attraverso l’elaborazione della fattispecie politica. Ma ciò non toglie che se il lavoro è fatto con accuratezza, possa lo stesso presentare una grande utilità per tutti. Infatti lo studioso che si è lasciato affascinare dalla soluzione centrista, ma che ha avuto l’abilità e la perspicacia di accorgersi del pericolo che la religione e la fede religiosa in genere rappresentano per la libertà, non può negare di trovarsi in piena contraddizione, per cui l’indagatore che ne esamina la dottrina ha buon gioco nel dimostrare questa soluzione di disarmonia, utilizzandone i risultati, se crede, anche in chiave politica. Anche se ciò non avvenisse e ci si limitasse, come abbiamo fatto noi per maggiore razionalità di trattazione, alla pura e semplice tesi ateista; il lavoro deve essere visto nella sua nuda consequenzialità senza lasciarsi influenzare dall’etichette o dai preconcetti.
Veniamo alla seconda parte. La trattazione più direttamente storica affronta nomi e tematiche incastonandoli nel significato generale che hanno avuto nell’arco dell’identificazione storiografica, ma giungendo, per quanto possibile, alla collocazione di nuove angolazioni e prospettive.
Ho voluto concludere il volume [nella sua prima edizione] con un saggio sul problema religioso nel mondo di oggi, perché di grande interesse per la conoscenza della costituzione del compatto sistema religioso e delle reazioni di quest’ultimo alle sollecitudini di novità che da tutte le parti del mondo culturale provengono. Siamo in un periodo di crisi e studiare il momento più caratteristico di questa crisi significa, per la dottrina ateista, collocare il proprio contributo di revisione nel generale piano di sostituzione delle strutture che l’uomo pone in atto da tempo.
Catania, 30 settembre 1969
Alfredo M. Bonanno
Note dell’Archivio
-Prima edizione: La Fiaccola, Ragusa 1970
-Seconda edizione riveduta e corretta con l’aggiunta di Husserl e l’ateismo e di Nietzsche e l’ateismo: analisi dei Frammenti