Edito da Sensibili alle Foglie, Roma, 2012, 224 p.
Questo libro tratta della “razza”. Sebbene questa nozione non possa applicarsi alla specie umana, vi è stata una vera e propria costruzione giuridica di questo concetto, tanto radicato da ricorrere ancora diffusamente nel gergo e da ritrovarsi persino all’articolo 3 della Costituzione della Repubblica. In Italia questo è avvenuto nel quadro dell’espansione coloniale, tra l’ultimo ventennio dell’Ottocento e la fine della seconda guerra mondiale. Sono qui esplorate le ricadute normative delle concezioni d’epoca in materia di “razza”, nel mondo accademico e scientifico, con particolare attenzione alle colonie di Eritrea ed Etiopia. Il quadro che ne emerge presenta un razzismo di matrice italiana dai tratti peculiari, sviluppatosi soprattutto nel ventennio fascista sul terreno coloniale africano, giunto solo alla fine del suo percorso alla legislazione antisemita del 1938. Perciò ampio spazio viene dedicato alla condizione giuridica dell’indigeno, alla regolazione dei rapporti tra colonizzato e colonizzatore e allo statuto giuridico del “meticcio”, figlio di relazioni intime tra popolazione italiana in colonia e nativi.