Bonanno Alfredo Maria, “Palestina mon amour”

Edito da Edizioni Anarchismo, Trieste, 2007, 336 p., Terza Edizione

Nota alla seconda edizione
Esaurita in pochi mesi la prima edizione di questo libretto se ne è resa necessaria una seconda, che esce liberata, almeno mi auguro, della maggior parte degli errori che avevano funestato la prima.
Mi sarebbe piaciuto dar conto qui delle tante discussioni che a voce e per lettera ho avuto con i compagni che hanno sviluppato non poche critiche al mio lavoro.
Forse lo farò in una prossima edizione, forse non lo farò mai. Si vedrà. Qui mi sembra interessante notare che non sono uscito del tutto malconcio dal ginepraio dove sono andato a ficcarmi. Dopo tanti anni, l’odio accumulato e le delusioni assorbite con apparente noncuranza, non hanno cancellato il mio entusiasmo, nei fatti, intendo, più che nel riordino delle idee.
L’identità ebraica, nella sua contorta visione della vita, nella sua concezione del mondo che colloca al centro di tutto un Dio molesto quanto altri mai, e da questo trauma originario riversa nella propria storia una giustificazione e perfino un amore per la catastrofe, resta uno degli elementi essenziali da cui partire per comprendere perché nessun quartiere verrà dato alle rivendicazioni palestinesi.
Per un altro verso, altrettanto doloroso è stato per me constatare che l’itinerario intrapreso dai Palestinesi non è per nulla quello che auspicavano tanti anni fa. Politici e profittatori stanno lavorando a costruire uno Stato che per forza di cose sarà forse peggiore del suo nemico di sempre.
L’unica speranza resta l’insurrezione popolare, che di già comincia a profilarsi contro gli stessi governanti dei Territori, fantocci in divisa che una volta, non tutti beninteso ma la maggior parte di loro, sembravano persone in carne ed ossa, uomini e donne degni di fiducia e di rispetto.
Ma il tarlo politico rode e mina in profondità tempre e caratteri che sembravano inattaccabili a qualsiasi lusinga. L’“autonomia” dei Territori ha avuto il risultato di trasferire in mani palestinesi il controllo dell’ordine pubblico. Adesso è la polizia palestinese a controllare e reprimere tutto, perfino la stessa Intifada. Israele sta risparmiando i costi altissimi di questo controllo e le spese militari e politiche di una occupazione sempre più difficile da mantenere. Gli interessi del nuovo governo israeliano si indirizzano ora verso la conquista di Gerusalemme-Est, tradizionale zona di insediamento palestinese.
Se si tiene conto della grande presenza di coloni israeliani nei Territori cosiddetti liberati si arriva a una facile previsione: aumento degli scontri. Alla fine del 1988 i coloni in Cisgiordania erano aumentati da 110.000 a 145.000 e quelli di Gaza da 3.000 a 5.500.
Al di là di tutto, perfino delle considerazioni sviluppate in questo libro, i sogni di un tempo continuano a farmi battere il cuore.
Catania, 2 giugno 1999
Alfredo M. Bonanno

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Note dell’Archivio
-Prima Edizione: Catania, Dicembre 1997
-Seconda Edizione: Catania, Giugno 1999

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